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Il Casinò contro il gioco patologico

Presentato a Milano il progetto “Save the Game”, già attivato nell’enclave per contrastare la ludopatia

«Giocare secondo le tue possibilità; conoscere le conseguenze dei tuoi comportamenti; mantenere l’autocontrollo; capire quando è il momento di fermarsi». Sono i quattro consigli alla base del progetto Save the Game, una campagna di sensibilizzazione (che include anche un servizio di informazione e di assistenza psicologica) mirata a sconfiggere, o quantomeno attenuare il

più possibile, il gioco d’azzardo patologico.Un progetto, strano a dirsi – ma non troppo, in realtà – promosso da uno dei più grossi attori nazionali dell’industria del gioco, ovvero il Casinò di Campione d’Italia.Save the Game è stato presentato ieri a Milano, in una conferenza stampa organizzata dalla casa da gioco comasca insieme con la Regione Lombardia e il municipio dell’enclave. «Il gioco d’azzardo, la ludopatia, sono una realtà e chi gestisce aziende come i Casinò deve avere un approccio al fenomeno che sia pragmatico e rivolto a trovare soluzioni – ha detto Carlo Pagan, amministratore delegato del Casinò – Il nostro progetto ha l’obiettivo di implementare anche in Italia i modelli di eccellenza europea nati per affrontare il problema dei giocatori patologici». Save the Game prevede così una serie di linee guida, approvate anche dalla European Casinò Association e già attivate da alcuni giorni. Il cliente ludopatico, nella casa da gioco, troverà il supporto di psicologi e manager che si occupano delle tematiche del gioco d’azzardo, una linea telefonica dedicata (a lui e alla sua famiglia), e persino un test di accrescimento della consapevolezza per valutare il suo grado di dipendenza dal gioco patologico.«Un paese come il nostro ha come fonte principale di entrate il Casinò ma non può basare il suo benessere economico sulla rovina di individui e famiglie – ha detto il sindaco di Campione, Marita Piccaluga – il gioco dev’essere divertimento e svago e non deve pregiudicare il futuro delle persone».Il Casinò, quindi, come luogo “sicuro” in cui giocare e spendere soldi, certo, ma senza mai superare la soglia di rischio, oltre la quale iniziano problemi molto seri che possono sfociare in drammi personali e familiari.Sulle ludopatie e sulle gravi conseguenze sociali ad esse legate è intervenuto ieri anche il vescovo di Como, monsignor Diego Coletti, che ha difeso «la sanità e la bellezza del gioco» e ha chiesto alle istituzioni pubbliche di «non fare cassa sulla pelle della gente». Un monito che Coletti ha rivolto allo Stato nel momento in cui quest’ultimo autorizza in modo indiscriminato l’installazione di slot nei bar e nei locali pubblici.

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