Giuseppe “Beppe” Bergomi e una rappresentanza del Como 1907 all’Ospedale Sant’Anna a fianco dei piccoli pazienti ricoverati nel nosocomio. Ha preso il via infatti ieri il “Progetto Sport”. I piccoli pazienti ricoverati in questi giorni hanno incontrato, oltre a Bergomi, il calciatore del Como 1907 Massimiliano Gatto, il direttore sportivo Carlalberto Ludi e Samuele Robbioni, psicopedagogo, collaboratore della società calcistica cittadina.Nella sala giochi del reparto insieme al direttore sanitario Matteo Soccio, al primario Angelo Selicorni, alle volontarie Abio, alle maestre della scuola ospedaliera e alla direttrice dall’istituto comprensivo Como-Rebbio Daniela De Fazio, Bergomi e gli esponenti del Como 1907 hanno raccontato alcuni aneddoti della propria storia e carriera.Bergomi ha spiegato il soprannome “Zio”, dovuto ai folti baffi che portava all’età di 16 anni e che lo facevano sembrare più anziano. Non è mancato un ricordo della finale dei Mondiali del 1982 contro la Germania Ovest: un successo indimenticabile per l’Italia, con il terzino dell’Inter che partì titolare e marcò senza sbavature il grande Karl-Heinz Rummenigge.Il diesse azzurro Ludi ha parlato della sua esperienza da calciatore: «Arrivato a 22 anni in C2 con squadre che lottavano per la salvezza avevo quasi voglia di smettere: è stato fondamentale il supporto della mia famiglia, che mi ha convinto a continuare ancora un anno e vedere come andava», ha spiegato.«Da lì poi la mia carriera è andata sempre meglio e mi ha consentito anche di debuttare in serie A, cosa che non avrei immaginato. È importante quindi lavorare e non mollare mai, come in ogni aspetto della vita», ha concluso Ludi.Anche Massimiliano Gatto ha proseguito su questo filo conduttore: «Da bambino ho sempre voluto giocare a calcio, ho fatto tanti sacrifici – sono state le sue parole – Giocavo in ogni momento e mi è sempre piaciuto lavorare per costruirmi una carriera».«Si devono fare tanti sacrifici, ma si fa quello che piace, e quindi non pesa – ha concluso – È importante sempre impegnarsi e non mollare mai, per chi è arrivato a vincere i Mondiali come Bergomi oppure anche per chi, come me, si fa una sua carriera in C».«Gli ospiti hanno portato belle testimonianze di vita, che aiutano sempre a crescere, e hanno portato un sorriso in reparto», ha osservato il primario Angelo Selicorni, promotore dell’iniziativa.Nel corso dei prossimi mesi seguiranno nuovi incontri con altri campioni dello sport. In particolare i giocatori del Como andranno, a turno, a trovare bambini e ragazzi nel reparto, giocando con loro e portando un po’ di conforto ai piccoli pazienti.
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