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Il Comune e il cinema: «Vogliamo che sia una città aperta»

Marketing territorialePer la Film Commission lombarda strategica la sinergia con Palazzo Cernezzi

(m.prat.) Tanto rumore per nulla. Chiarito che Paolo Virzì non ce l’ha con Como – casomai le sue parole male interpretate hanno contribuito a smuovere le coscienze e l’orgoglio dei comaschi – il problema del Politeama chiuso da anni resta però sul tavolo con tutte le sue complessità. Affermare che un teatro chiuso è simbolo del degrado culturale è solo una triste verità.Segnali positivi arrivano però dal presidente della Film Commission Lombardia: «Non ho seguito le polemiche nate

intorno al film Il capitale umano – afferma Alberto Contri – Noi abbiamo fornito alla produzione tutto il nostro supporto, e lavorato molto per la pellicola di Virzì. Non spetta a noi entrare nel merito di quello che il regista racconta. Per noi è importante che le location utilizzate abbiano visibilità e che la realizzazione di un film crei indotto. Nel 2013 abbiamo raggiunto risultati magnifici, migliori del 20% rispetto a quelli dell’anno precedente: 140 produzioni, di cui ben 14 provenienti da Bollywood, come sapete bene sul Lario, dove sono stati effettuati diversi girati, e 2 dalla Cina. Il 2014 ci vedrà impegnati nel creare in Lombardia una rete sempre più fitta per dare l’adeguato supporto a chiunque voglia girare film sul territorio. Anche a Como – conclude Contri – stiamo lavorando benissimo con Valeria Guarisco, capo di gabinetto del sindaco Mario Lucini, per sviluppare nuove opportunità e suggerire soluzioni».Da parte sua Gisella Introzzi, assessore al Commercio di Palazzo Cernezzi, conferma: «Con la Film Commission stiamo sviluppando un rapporto ottimo. Sono proprio contenta anche perché nella mia precedente attività a Milano facevo parte del consiglio di amministrazione dell’ente lombardo. Vogliamo che Como, con tutte le sue eccellenze, diventi una città aperta, pronta ad accogliere le produzioni cinematografiche. Per quanto riguarda il Politeama so che Virzì ne era rimasto affascinato e che era sinceramente rammaricato che fosse chiuso. Vedremo se una cordata di imprenditori, comaschi e non, potrà recuperarlo. Ma non dimentichiamoci del Teatro Sociale, patrimonio prezioso che non dobbiamo mai trascurare. In questi anni una magnifica operazione, gestionale e architettonica, ha dimostrato su quali risorse può contare questa città culturalmente attivissima».

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