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«Il Comune non aveva diritto di chiedere i soldi per il parcheggio»

Braccio di ferro sull’autosiloEcco le motivazioni del giudice che ha dato ragione ai dipendenti del palazzo di giustizia«Il Comune di Como non aveva il diritto di chiedere ai ricorrenti il corrispettivo per il parcheggio dell’auto a decorrere dal 13 gennaio 2014».Anche perché, in virtù del «perfezionamento della convenzione tra Ministero e Comune in data 14 luglio 1994, il personale amministrativo» del palazzo di giustizia aveva «diritto di parcheggiare gratuitamente nei posti riservati».Un «comodato senza limiti di durata con il quale si è impresso ai posti auto riservati all’autosilo un vincolo di destinazione alle esigenze di servizio del personale amministrativo del palazzo di giustizia».Con queste motivazioni, il giudice del lavoro del tribunale di Como ha dato ragione ai 69 dipendenti del palazzo di giustizia che, rappresentati dall’avvocato Giuseppe Gallo, si erano opposti al ritiro delle tessere per il parcheggio gratuito all’autosilo di via Auguadri.Un braccio di ferro durato mesi, ovvero da quando l’assessore Marcello Iantorno, il sindaco di Como Mario Lucini e la Como Servizi Urbani proprietaria della struttura, imposero anche ai dipendenti di pagare il parcheggio, cosa che mai avevano fatto in passato. Questi ultimi però si opposero, sostenendo che la gratuità della sosta nelle ore di lavoro derivava da un accordo tra il Comune stesso e il Ministero che pagò il rialzo di due piani dell’autosilo per ricavare 200 posti auto per 50 magistrati e 150 dipendenti.Convenzione che palazzo Cernezzi aveva sostenuto non essere mai stata messa nero su bianco.In realtà, secondo il giudice, Comune e Ministero di Giustizia stipularono una convenzione sottoscritta con uno scambio di note tra gli organi rappresentativi dell’uno e dell’altro ente.L’intesa quindi c’era ed era anche stata stipulata per iscritto. Motivo per cui «le eccezioni sollevate» da Palazzo Cernezzi «sono del tutto infondate».Un accordo di cui già si parlò nel 1993, ma che fu sancito ulteriormente da una nota del 4 dicembre 1995 con il sindaco di allora che «indicava la disponibilità di 200 posti auto». E nella stessa lettera sono «indicate le modalità di consegna delle tessere magnetiche per i magistrati e per il personale amministrativo, mentre per gli oneri di gestione relativi ai 200 posti si precisava che gli stessi» sarebbero stati richiesti «a rimborso direttamente al Ministero di Giustizia».Sarebbe dunque questa la prova dell’esistenza della convenzione, sancita appunto dal passaggio delle tessere gratuite dall’una all’altra parte.La chiosa è perentoria: «Pertanto in merito alle osservazioni del Comune che fanno leva sullo stallo con il Ministero che dal 2005 non adempie all’obbligo di rimborso dei costi di manutenzione dei parcheggi, è agevole osservare» come questo non sia un problema che interessi «i rapporti giuridici con i ricorrenti». Come a dire che non devono essere i dipendenti a “pagare” per i problemi tra enti.«Sono soddisfatto per l’esito della causa e ancora di più della motivazione – è il commento dell’avvocato Giuseppe Gallo, legale dei ricorrenti del palazzo di giustizia di Como – Ora attendo serenamente, insieme ai 69 dipendenti implicati nella causa, l’eventuale atto di appello del Comune».

Mauro Peverelli

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