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Il concerto di Ezio Bosso al Sociale di Como, serata indimenticabile in cui si raccontò attraverso la musica

Compositore, pianista, direttore d’orchestra: Ezio Bosso è stato un maestro, tardivamente scoperto, della scena internazionale. Nato a Torino il 13 settembre 1971 in una famiglia di operai, Ezio Bosso si innamora della musica fin da bambino e a soli 16 anni debutta come solista. Grazie all’interessamento di un musicista della Filarmonica di Vienna, Bosso studia contrabbasso, composizione, direzione d’orchestra. Nel 2011, in seguito a un intervento per l’asportazione di una neoplasia, viene colpito da una sindrome neurodegenerativa che però non gli ha mai impedito di continuare a suonare e dirigere.Dopo aver conquistato il pubblico del Festival di San Remo, il 5 maggio 2016 Ezio Bosso tenne un grande concerto al Teatro Sociale di Como incantando il pubblico con il suo “The 12th Room Tour”.«Lascia un grande vuoto tra di noi, ma Ezio Bosso – scrive il presidente della regione Lombardia Attilio Fontana – vivrà per sempre nella sua musica, un dono inestimabile per l’intera umanità». Gli fa eco l’assessore regionale alla cultura Stefano Bruno Galli: «Piangiamo Ezio Bosso, un grande musicista, innovatore e fantasioso».Il concerto al SocialeNel concerto del Teatro Sociale di Como Ezio Bosso propose brani del doppio album The 12th Room. Non è usuale che un musicista “spieghi” la sua musica in prima persona: come è nata una melodia, quale lettura umana e filosofica si celi dietro un brano o una sinfonia. Nel caso di Bosso si è potuto assistere a questo privilegio: poter comprendere direttamente dalla sua voce la musica da lui stesso scritta (“non amo usare la parola comporre – diceva – io scrivo la musica”) e quella dei grandi del passato da lui rivisitata. Accadde, e accade ancora, proprio con The 12th Room: Bosso prende per mano l’ascoltatore per condurlo dentro una testimonianza impagabile di rinascita e ritorno alla vita.Il primo brano, Following, a Bird nacque qualche tempo dopo quello che Bosso chiamava “l’incidente”: è la prima uscita “dalla stanza”, quello con cui ricomincia a scrivere musica, è un brano per pianoforte solo che ha un significato molto forte per l’autore e con cui apriva tutti i concerti.Così ne raccontava la genesi: «Ero nel giardino della casa dove sto molto d’estate, le gambe mi avevano lasciato da poco… Mi sono perso guardando un uccello volare in alto, lontano, al limite del visibile. Ero lì con lui, lo seguivo. Seguivo quell’uccello ed entravo nel cielo, nei suoi colori, mi vedevo dall’alto. Seguendolo ho perso la mia condizione per un po’; il cielo cambiava colore verso l’arancione della sera estiva e io non mi ricordavo nemmeno più i problemi alle gambe. Senza farmi domande sul come o dove stesse andando, mi ero perso. Non è facile da spiegare come condizione, ma quando mi sono “svegliato” ho cominciato a ragionare sul fatto che per seguire bisogna perdersi. Perdere i pregiudizi, i problemi, le paure e imparare da ciò che vediamo, che sentiamo. Un po’ come in amore, perdi tutto il passato per seguire completamente. Seguire l’inaspettato (…), per questo vi auguro sempre di perdervi, per trovare. Per imparare a seguire».The 12th Room è la composizione che Ezio Bosso definisce “forse la più importante di tutta la mia esistenza di uomo”, è un percorso attraverso stanze metaforiche e non. È la descrizione di un cammino di rinascita passato anche dalla stanza “antipatica”, quella della malattia, un momento determinante e una la svolta nella vita del compositore. Dopo l’uscita dal buio compone una musica che rappresenta quel momento della sua esistenza: «La sonata che sentirete in questo disco è nata dalla permanenza nella “stanza” e dai miei occhi aperti dopo, da ciò che è successo per la gioia di uscirne e di riaffermarmi a poco a poco. È stato come se mi fossi addormentato. Quando mi sono svegliato la musica era di fronte a me, sulla carta. E sì: mi ha liberato. La Dodicesima stanza non è l’ultima, è quella da cui si ricomincia, si rinasce, si cresce. Benvenuti nella Dodicesima stanza…».

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