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Il fascino oscuro della burocrazia. Il bando degli eventi natalizi di Como è per il giorno XX-XX-2020

Chiunque abbia una pur piccola esperienza di governo sa benissimo che senza una burocrazia efficiente nulla è possibile. Ogni migliore proposito, ogni buona volontà si schianta sempre al suolo se non è sostenuta dal lavoro dei funzionari e dei dirigenti.

Tutto ciò è vero a qualunque latitudine. Anche a Como, ovviamente, dove più di qualcosa non funziona nella macchina amministrativa del Comune di Como. Ad esempio, la costante dei ritardi con cui arrivano a compimento molte pratiche. Segno che il meccanismo si è inceppato. Ci sono però altri segnali di questo tipo, alcuni dei quali davvero inquietanti.

Prendiamo il bando per gli eventi natalizi. Venerdì scorso è stata pubblicata sul sito di Palazzo Cernezzi la determina dirigenziale con cui si indice la procedura di gara. La prima anomalia è di tipo temporale: la determina è stata adottata dal dirigente di settore, Giuseppe Ragadali, il 29 giugno. Ma è finita online dopo diciotto giorni. Un po’troppi, forse.

La cosa però incredibile è che nel testo degli allegati – in particolare il bando e il disciplinare – una parte essenziale del testo sia composto da X. Le foto a fianco testimoniano quanto scriviamo. Nel disciplinare, al punto 2 («Calendario delle operazioni di gara») si legge: «Data di pubblicazione della gara XX/XX/2020; – Termine percomunicazioni diprocedura e chiarimenti XX/XX/2020; Termine per la presentazione delle offerte XX/XX/2020 ore XX:XX; – Prima seduta pubblica per la verifica documentazione amministrativa e ammissione XX/XX/2020 ore XX».

À côté, involontariamente comico, è stato aggiunto che «eventuali modifiche saranno comunicate con specifico avviso». Chi intende partecipare può quindi stare tranquillo, prima o poi saprà.

Nel bando, stessa cosa: il «Termine per il ricevimento delle offerte su Piattaforma Sintel» è «XX/XX/XXXX –ore XX:XX»; le «Modalità di apertura delle offerte» sono fissate il «XX/XX/XXXX –ore XX:XX» in «Comune» e in «seduta pubblica».

È chiaro che tutto questo è frutto di una svista. Ma c’è da chiedersi come sia stato possibile commettere un simile errore e perché nessuno abbia controllato i documenti prima che finissero online.

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