Il cantiere infinito - istockphoto - CorrierediComo.it
C’è un cantiere che racconta l’Italia delle grandi opere. Sembrava destinato a non finire mai ma forse c’è un giro di vite.
Sono molti anni che chi percorre la Statale 36 del Lago di Como e dello Spluga, alle porte di Milano, può osservare a un cantiere che sembra non finire mai.
Si tratta di Milanord 2, il futuro centro commerciale da oltre 350 negozi e una terrazza panoramica tra le più grandi d’Europa, annunciato come uno dei poli dello shopping più imponenti d’Italia. Una rivoluzione per rivalutare la zona e per migliorare il giro di affari.
L’investimento, che pare abbia superato il miliardo di euro, punta a trasformare l’area di Cinisello Balsamo in una nuova zona accentratrice del commercio, capace di attrarre consumi, eventi e turismo.
Tuttavia l’opera, più che simbolo di sviluppo, è diventata metafora della complessità politica e amministrativa che spesso accompagna le grandi opere italiane: una visione ambiziosa, rallentata da burocrazia, varianti urbanistiche e contrapposizioni di interessi.
Inaugurazione annunciata, poi rinviata. Doveva aprire nel 2022, poi nel 2025, ma così non è stato. Ad oggi la prospettiva più realistica parla del biennio 2027-2028. Nel frattempo, la struttura incompiuta è divenuta un caso politico. Ogni amministrazione comunale e regionale ha tentato di intestarsene il merito o di ridisegnarne i contorni, tra nuove normative ambientali, ridefinizione della viabilità e negoziazioni con i costruttori.
Il nodo principale resta la mobilità: l’interscambio tra la Statale 36, l’autostrada A4 e le linee metropolitane M1 e M5, ancora in fase di completamento. Il rischio è che un progetto nato per favorire la connessione territoriale finisca per aggravare il traffico e l’inquinamento nella zona prefissata. La vicenda, più che urbanistica, è diventata una questione di governance: dimostra quanto fragile sia in Italia la capacità di trasformare una strategia economica in un’opera realmente esecutiva.
Milanord 2 non è solamente un centro commerciale: è un test per la politica. Misurerà la tenuta delle istituzioni nel conciliare crescita economica e sostenibilità, lavoro e territorio, consenso e pianificazione. Le amministrazioni locali si muovono come funamboli tra la spinta dei grandi investitori e la pressione dei cittadini, che chiedono trasparenza, studi sull’impatto ambientali e un modello di sviluppo certo.
Se venisse completato nei tempi previsti, il progetto potrebbe portare migliaia di posti di lavoro e un impulso significativo al tessuto produttivo lombardo. Ma se continuerà a rimanere incompiuto, rischia di diventare il simbolo della politica che promette e non mantiene.
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