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Il materiale esplosivo non era pericoloso: assolto

Assolto dai due capi di imputazione, nel primo caso perché il «fatto non sussiste» e nel secondo «perché non costituisce reato». Dirimenti insomma sarebbero stati da una parte la non certezza che il materiale esplodente potesse essere un «rischio potenziale elevato» come invece aveva ipotizzato la Procura, e dall’altra che il quantitativo di polvere pirica contenuta nei candelotti fosse sotto la soglia dei cinque chilogrammi per cui serve – per la detenzione – l’autorizzazione delle autorità. Per questo motivo un 37enne di Cermenate è stato assolto ieri mattina dal giudice dell’udienza preliminare di Como, Andrea Giudici.Il fatto trae origine dall’esecuzione di una ordinanza cautelare dell’11 luglio 2018 per tutt’altri motivi. Nell’abitazione dell’uomo poi finito a processo, nel corso delle perquisizioni compiute dagli uomini della squadra Mobile di Milano, furono trovati dei manufatti artigianali potenzialmente esplodenti, suddivisi in due gruppi contraddistinti con una miccia corta (23 candelotti) e con una miccia lunga (altri cinque candelotti).Gli ordigni vennero definiti da una consulenza ordigni esplosivi dotati di «micidialità», quindi molto pericolosi. Da qui la contestazione relativa alla detenzione del materiale esplosivo, reato punito da uno a otto anni di carcere. Secondo il giudice, tuttavia, la consulenza degli artificieri non sarebbe stata affatto specifica, bensì piuttosto generica soprattutto nei due punti fondamentali, quelli che avrebbero dovuto sottolineare la pericolosità e la già accennata «micidialità» dei candelotti artigianali. Una tesi che ovviamente era stata perorata dall’avvocato della difesa, Ivan Colciago.Rimaneva tuttavia aperto un secondo fronte, quello della detenzione non del materiale esplosivo e pericoloso (la pericolosità, tra l’altro, avrebbe dovuto essere calcolata anche in base a parametri come lo stato di conservazione, l’ambiente in cui si trovavano eccetera) bensì del materiale esplodente.Solo che in questo secondo caso le normative permettono di detenere un quantitativo di polvere pirica fino ai cinque chili, e i 28 candelotti sequestrati dalla squadra Mobile al momento del blitz della casa di Cermenate, anche nel peso complessivo arrivavano nemmeno alla metà di questo quantitativo sopra il quale si sarebbe potuto procedere quantomeno con una contravvenzione.Insomma, alla luce di quanto accennato, e accogliendo le richieste della difesa e anche della pubblica accusa, il giudice dell’udienza preliminare di Como ha letto la sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste per il primo capo di imputazione, e perché non costituisce reato per il secondo. La merce è stata dissequestrata e restituita al 37enne di Cermenate che non era presente in aula ma era collegato a distanza in quanto detenuto per altra causa.La difesa aveva scelto il rito Abbreviato.

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