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Il mese di novembre sarà decisivo per il destino del Patria

Il prossimo 30 novembre scadrà il certificato di classe del Patria. Traducendo, è come se dal giorno seguente il piroscafo non avesse più il libretto di circolazione. Questo passaggio potrebbe rappresentare la fine definitiva dei progetti di recupero di questa gloriosa imbarcazione. «Non perché non si possa risolvere anche questo ennesimo intoppo – dice Enrico Guggiari, presidente della società Lake Como Steamship Company, che ha in gestione il battello, proprietà della Provincia – ma perché questo comporterebbe un ulteriore, ingente esborso di denaro e dei tempi molto lunghi. E di tempo in questo contesto non ne abbiamo più molto». Necessario dunque un intervento della Provincia prima della scadenza, anche se «ho fatto presente di recente la situazione e attendo notizie da Villa Saporiti che ad oggi è silente. Se questa data dovesse trascorrere senza interventi allora si dovrà veramente capire cosa fare del Patria. Anche perché le cifre da investire sono sempre di più. Faccio solo un esempio, purtroppo per tirare fuori dall’acqua il battello non possiamo utilizzare spazi messi della Navigazione ma dovremmo puntare su Lecco. La differenza di spesa per tale lavoro, passando da Tavernola a Lecco è veramente enorme. Insomma quello che cerco di dire è che ogni giorno che passa senza decisioni è un giorno in più verso la fine del battello».Se il certificato di classe verrà lasciato scadere senza rinnovo da parte del proprietario, ovvero la Provincia di Como, «le difficoltà, i costi e i tempi per ottenerne uno nuovo, a fronte di un nuovo progetto tecnico e relativo adeguamento strutturale, saranno tali da affossare definitivamente il futuro del natante. Il Patria continuerà ad arrugginire, se non affonderà al pontile di Villa Olmo», ha anche scritto, in un accorato appello, Flaminio Borgonovo per 20 anni collaboratore di Piercesare Bordoli nel salvataggio del Patria. E per l’operazione venne ai tempi creato un comitato voluto proprio da Bordoli e avviata una raccolta firme promossa dalla Famiglia Comasca che portò a ventimila sottoscrizioni. Da lì il crescendo dell’iniziativa che, grazie alla collaborazione tra il sodalizio lariano e il presidente dell’amministrazione provinciale Leonardo Carioni, con i contributi di Regione Lombardia, Fondazione Cariplo e della stessa Provincia, portò al restauro ultimato nel 2013 e, purtroppo, alla situazione di stallo degli anni seguenti. «Nell’operazione di recupero sono stati impegnati diversi milioni di fondi pubblici. Se la fine del mese dovesse segnare l’inizio della fine per il Patria qualcuno dovrà anche risponderne», chiude Guggiari. Da Villa Saporiti intanto arriva la notizia che giovedì prossimo è stata indetta una riunione apposita proprio per cercare di capire rapidamente come muoversi ma che l’eventuale scadenza del certificato non significherà la fine del Patria.

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