AComo c’è, da 70 anni, una casa del ’400 fatta a pezzi come un modellino Lego, e chiusa in un magazzino in attesa di chi la rimonti. È la misteriosa leggenda metropolitana che circonda Casa Vietti, perla del quartiere della Cortesella, in pieno centro storico di Como, su cui intervenne pesantemente il “piccone risanatore” del fascismo, in azione dall’ottobre 1938. Evento che documentiamo ricorrendo al poderoso archivio di Enrico Levrini.
Chiedi agli esperti dove stiano i resti della Vietti, che anche l’architetto razionalista Giuseppe Terragni nel suo progetto di ricostruzione della Cortesella tentò invano di salvare. Molti suffragano l’ipotesi della dispersione del monumento in mille frammenti, che giacerebbero in chissà quale deposito. Ma Letizia Casati dei Musei Civici di Como precisa: «In un deposito del museo Giovio sono conservate alcune colonne del portico inferiore, complete di base, fusto e capitello, e alcune colonne del loggiato superiore. Altro materiale deve essere probabilmente andato disperso. Anni fa, una mostra a cura dell’architetto Luigia Martinelli in Pinacoteca permise una parziale ricostruzione del monumento».
Ma vediamo il contesto. La Cortesella era un aggregato caotico considerato antigienico e indecoroso. Il primo colpo di piccone fu vibrato tra via Boldoni e piazza Ballerini. Alla demolizione fu dedicato un celebre documentario, di circa mezz’ora, realizzato per conto del Comune nel 1938 da Ico Parisi (che poi divenne celebre designer comasco), Giovanni Galfetti e Giuseppe Costamagna.La questione della riqualificazione del quartiere tenne banco a Como fin dal 1840. La Cortesella era un quartiere del tutto particolare, e ospitava cinque delle nove parrocchie della città. Ma anche tre postriboli. Durante la seconda guerra mondiale, il quartiere e in particolare via Vitani erano considerati “off limits”, perché ritrovo di sovversivi. Del resto durante la Rivoluzione Francese l’osteria del Cervo era covo di giacobini. Va ricordato anche che la varia umanità che viveva in Cortesella fu trasferita durante l’azione dei picconi risanatori nel quartiere “Case minime”, popolarmente detto “La Russia”, a Camerlata.
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