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Il neodirettore del Fatebenefratelli di Erba: «Continueremo a usare le cautele della fase uno»

Damiano Rivolta è il nuovo direttore dell’Ospedale “Sacra Famiglia” Fatebenefratelli di Erba. Ha alle spalle una lunga esperienza nel settore sanitario come vicedirettore generale per le sedi della Regione Lombardia de “La Nostra Famiglia” e come direttore del Polo di Bosisio Parini. È docente di Organizzazione Aziendale alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Milano ed è vicesindaco di Vertemate con Minoprio. Con il dottor Rivolta facciamo il punto della situazione all’ospedale di Erba.«In terapia intensiva attualmente ci sono uno o due pazienti, il picco l’abbiamo avuto con 80 pazienti. I ricoverati per Covid-19 meno gravi sono 18. Tutti i posti di terapia intensiva verranno mantenuti in disponibilità, in attesa di capire come evolverà la fase due».«Per quanto riguarda il personale medico – continua Rivolta – stiamo effettuando i test sierologici secondo le linee guida della Regione Lombardia. In caso di presenza di anticorpi si fa il tampone per capire se, in quel momento, è in corso l’infezione. I numeri potremo fornirli a test completati. Stiamo ripartendo con l’assistenza di altre patologie e sono ripresi i controlli ai pazienti oncologici e cardiologici. Il pronto soccorso funziona regolarmente, con tende della Protezione civile e due percorsi per pazienti Covid e non Covid. A tutti i pazienti in fase di prericovero verrà fatto il tampone, anche per interventi in day hospital. Se il paziente risulta positivo viene segnalato all’Ats. Per le visite ambulatoriali verrà dato un questionario».C’è stato affollamento in questi giorni?«Sì, c’è stato affollamento perché le persone hanno capito che la fase due era la riapertura e sono venuti in molti per prenotare le prestazioni, è stato perciò rinforzato il personale alla portineria per mantenere le distanze di sicurezza. A questo proposito voglio fare un appello ai cittadini di non venire qui a prenotare ma di usare il Centro unico di prenotazione o il call center. Anche il ricevimento dei parenti è da concordare con la coordinatrice».Che cosa avete imparato da questa prima ondata?«Sono arrivato il 4 maggio, devo ancora capire. Per ora posso dire di aver trovato un gruppo concentrato e reattivo, quanto alle cose da cambiare più che di ospedale è una faccenda di programmazione regionale. Noi continueremo a usare le cautele della fase uno».

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