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IL NOSTRO DESTINO È SOTTO LA MEDIA

diGIORGIO CIVATI

Numeri amariSe è importante non confidare nel valore assoluto dei numeri, è anche vero che da questi qualche indicazione arriva. E per Como, parlando di infrastrutture, l’indicazione è deprimente.Quanto a strade siamo messi male. Lo sapevamo bene, lo sa chiunque prende un veicolo e si sposta, quotidianamente, tra Como e dintorni, dal lago al capoluogo, tra Olgiate Comasco e Villa Guardia.Adesso però ce lo confermano anche i numeri. In un’indagine pubblicata ieri dal quotidiano economico “Il

Sole 24 Ore” su dati dell’Istituto Tagliacarne, la nostra provincia appare infatti ben sotto la media: fatta 100 una dotazione “normale” di infrastrutture – e ripetiamo, normale, non da eccellenza – Como è a quota 88,4. Milano, per dire, è a quota 224,5. E sarà pure il capoluogo regionale, la capitale economica e morale del Paese, ma ha un indice di due volte e mezza superiore. E che dire di Varese? I “cugini” sono i primi in assoluto in questa particolare classifica: quota 249,7. Due volte e mezza la “normalità”, quella che a Como e dintorni nemmeno raggiungiamo; tre volte il dato lariano.Intendiamoci, la classifica è generalmente sconsolante. Se Como è messa male, Lecco che è un posto indietro non sta meglio; Sondrio addirittura è penultima, precedendo solo Matera.Su 83 capoluoghi di provincia, appena 29 ottengono punteggi dal 100 in su, sono cioè almeno normali quanto a dotazioni di strade, viabilità, vie di collegamento.Ci consola soltanto un po’ il fatto di sapere che siamo in abbondante compagnia.A noi preme ribadire che un territorio di strade vive. E, al contrario, muore di mancanza di vie di comunicazione e di infrastrutture. Specie se, come accade per la provincia lariana, è terra vivace dal punto di vista economico e imprenditoriale nonché turistico.Tradotti in fatti concreti, i numeri rivelano una realtà indecente. Un furgone carico di tessuti che parte da Como e va a Milano può infatti impiegare un’ora, ma anche due.L’idraulico che deve entrare in città dalla periferia, e resta bloccato in coda a Camerlata o in via Paoli, sulla Briantea o in Borgovico, è un maggior costo per il cliente.Il bus di turisti che fatica a raggiungere Tremezzo per qualche ingorgo in una delle molte strettoie del lago è un invito ai vacanzieri ad andare altrove.Disagi, costi, ostacoli infiniti. Tutti riassunti in quel “sotto la normalità”. E che riguardano tutti. Le aziende e gli artigiani, che hanno tempi e quindi costi incerti; la gente qualunque, su cui comunque vengono poi riversati, inevitabilmente, questi maggiori costi.Una delle emergenze del territorio comasco è proprio questa, la cronica emergenza viabilistica.E di ciò vorremmo che si occupassero di più, molto di più, le istituzioni e chi ci rappresenta. È vero, costruire strade è difficile, costoso. Ma se a Varese sono riusciti, con infrastrutture tre volte migliori delle nostre, vuol dire che è possibile.

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