La poesia di Francesco La Commare(nella foto)è dettata dalla quotidiana meditazione sul mistero della vita, e lo conferma la nuova raccolta, la sedicesima, “Sal’e zucca” pubblicata da Abate Editore. Nato a Trapani nel 1942, La Commare è comasco dall’inizio degli anni Settanta, e sul Lario è stato a lungo operatore edile. Lo si vede anche nella sua poesia, frutto di un incessante diario di emozioni che è il risultato di una rigorosa e precisa sommatoria di tanti elementi strutturali, che come mattoncini o blocchi di pietra vanno a costruire campiture verbali dove il suono è la forma di una sostanza. Cioè dà ritmo, scansione e architettura per forza di endecasillabo e decasillabo, a volte con la rima, a una costante riflessione. Su quali temi? Quelli da sempre cari all’autore che in passato ha avuto notevoli prefatori comaschi come Vincenzo Guarracino e Luigi Picchi: il senso del tempo che scorre, la brevità della vita, il permanere del sentimento e del pensiero come collante di ogni umana vicenda, e la necessità della solitudine e della memoria per darle senso.
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