Il primo serial killer italiano è nato a Como | È stato anche l’ultimo civile a essere giustiziato

La via del serial killer comasco - Wikipedia - CorrierediComo.it
Anche Como ha il suo Jack the Ripper si chiamava Antonio Boggia ed è un personaggio oscuro come una notte senza stelle.
Spesso soprannominato il “Mostro di Milano”, Antonio Boggia è passato alla storia come il primo serial killer italiano.
Tuttavia quasi tutti ignorano che le sue radici affondano proprio nel territorio comasco. Nato nel 1799 a Urio, sulle sponde del Lago di Como, Boggia fu autore di una serie di omicidi brutali che sconvolsero l’opinione pubblica nella Milano pre-unitaria, tra il 1849 e il 1859.
Nonostante abbia agito principalmente nel capoluogo lombardo, la sua origine comasca lo rende una figura inquietante e tuttora studiata tra gli appassionati di criminologia.
Boggia è stato un precursore, suo malgrado, di quella che oggi viene definita la “mente criminale seriale”. A differenza dei delitti passionali o improvvisi, i suoi omicidi erano pianificati, ripetitivi e mirati.
Quando ancora non esisteva l’appellativo serial killer
Antonio Boggia selezionava con meticolosità le sue vittime: persone sole, spesso anziane, che possedevano discretamente abbienti. Si presentava come una persona affidabile, guadagnava la fiducia delle sue prede, per poi ucciderle in modo brutale. Il fine era sempre economico: una volta eliminata la vittima, si impadroniva delle sue proprietà, intestandosi immobili o sottraendo beni.
Uno degli aspetti più macabri del suo operato era la meticolosa eliminazione dei cadaveri: smembrava i corpi e li nascondeva nei sotterranei o nelle mura degli edifici.
I delitti
All’origine della scoperta dei delitti di Boggia, c’è la denuncia di scomparsa di Ester Maria Perrocchio presentata il 26 febbraio 1860 da suo figlio. L’uomo dichiarò che era preoccupato per l’improvvisa sparizione della madre. Aveva scoperto che la vedova ultrasettantenne si sarebbe ritirata a Como delegando amministratore unico del suo stabile in via Nerino Antonio Boggia. Grazie alle indagini il corpo ormai decomposto della donna viene ritrovato, senza gambe e senza testa, murato nel sottoscala del palazzo di via Nerino. Tra le carte di Boggia vengono trovate altre false procure e il giudice si convince che, oltre a Ester Perrocchio, Boggia debba aver ucciso almeno altre tre persone. Si scava allora nel magazzino della Bagnera, dove effettivamente vengono ritrovati dei cadaveri: il manovale Angelo Ribbone, il ricco mercante di granaglie Giuseppe Marchesotti e il fabbro Pietro Meazza.
Venne condannato a morte e la testa, donata al Gabinetto anatomico dell’Ospedale Maggiore, venne studiata da medici e scienziati, tra i quali vi è anche Cesare Lombroso. Si può dire che Boggia sia l’eredità oscura del Lago di Como.