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«Il problema non è l’autosilo ma cosa fare dell’area ospedaliera»

Il parere degli urbanistiNessun dubbio dei tecnici sul fatto che il parcheggio non possa essere trasformato in qualcos’altroTre urbanisti. Tre “teste” diverse, tre vissuti professionali e tre formazioni differenti. Eppure, tutti concordi nella valutazione del disastro economico di Valmulini, l’autosilo inutilizzato che costa ai comaschi 180mila euro all’anno di perdite.Il punto, secondo i tre urbanisti, non è tanto cosa fare del gigante di cemento inaugurato nel 2006.«La struttura, quell’edificio – dicono – deve rimanere un posteggio». No, il problema è a pochi metri dall’autosilo: è l’ex

ospedale Sant’Anna. Se il quartiere non verrà riempito di servizi, Valmulini resterà una cattedrale nel deserto. Il punto, quindi, è dare una funzione alla vicina area dell’ex ospedale. L’autosilo era nato per accogliere le auto di visitatori e medici del Sant’Anna. Dopo lo spostamento a San Fermo, sulle sue ceneri sarebbe dovuta nascere una cittadella di servizi.«In quell’area – dice l’architetto Mario Margheritis – la volumetria è davvero imponente, ci si potrebbe portare qualsiasi servizio. Perché, ad esempio, la Provincia deve occupare un bellissimo palazzo sul lago (Villa Saporiti, ndr)? Perché la sede della guardia di finanza dev’essere un’opera d’arte come la Casa del Fascio di Terragni? Dopo aver portato nell’ex Sant’Anna tutti i servizi necessari, se avanza spazio si può concedere una porzione anche al privato». A quel punto, con i volumi del vecchio ospedale riempiti, «l’autosilo avrebbe ragione d’esistere, e il suo bilancio tornerebbe in attivo», aggiunge Margheritis. Il problema è che le scelte strategiche delle città vengono fatte da politici, mentre dovrebbero essere firmate dai tecnici. Urbanisti, per l’appunto. «In tanti anni – conclude Margheritis – non ho mai visto Como in queste condizioni».Anche secondo Attilio Terragni «il nocciolo del problema non è l’autosilo, ma la destinazione dell’ex ospedale, che decreta l’utilità o l’inutilità del posteggio». L’area in cui sorge Valmulini, dice l’architetto, è isolata e sempre all’ombra. Una zona «adatta a un posteggio».Per dare un senso al gigante di cemento, bisogna «decidere cosa fare del vecchio Sant’Anna». Se la politica non decide, i cittadini pagano. Terragni parla di «costo dell’inerzia. È incredibile – dice – Abbiamo un’infrastruttura teoricamente efficiente, come l’autosilo, e la politica non dà risposte su come utilizzare il complesso dell’ex Sant’Anna. Di solito ci si lamenta di un quartiere senza posteggi. In questo caso, il posteggio c’è già. E addirittura si cercano colpe per un’opera che si è costruita – tuona Terragni – siamo al paradosso, al ribaltamento del buonsenso. Le colpe sono da cercare nell’inerzia, nell’immobilismo. La perdita di Valmulini è soltanto uno dei costi che i cittadini devono pagare per le decisioni non prese. Ricordo che io stesso andai, 3 anni fa, dal sindaco, con la proposta di una società americana che voleva costruire un parco tematico nell’ex-Sant’Anna. Parco tematico, cittadella sanitaria o dei servizi – conclude Terragni – l’importante è che gli amministratori decidano cosa fare di quell’area. Un privato con questo atteggiamento sarebbe in bancarotta da anni».Non meno tenero è il giudizio del terzo urbanista. L’architetto Franco Butti. «Infrastrutture così imponenti – dice – non devono essere ideate a colpi di slogan elettorali. Invece, continuo a vedere che dietro molti interventi non c’è un’impostazione seria, una programmazione a lungo termine. Non basta “giustificare” le scelte politiche prese nelle stanze dei bottoni. Devono essere tecnici, capaci e indipendenti, a suggerire agli amministratori cosa fare, in funzione dell’esperienza. Da quando in qua – si chiede Butti – si costruisce un autosilo così, senza una proiezione precisa sullo scenario futuro? Anni addietro io lo chiesi, e mi venne risposto che l’autosilo serviva a sostituire i posteggi della Ticosa. Mi venne detto che lì si sarebbe fermato il treno delle Nord, ma già prima della costruzione un emissario delle Ferrovie regionali mi disse che era un’ipotesi tutt’altro che certa. Finiamola con questa programmazione pressappochista – conclude Franco Butti – Altrimenti, i cittadini incolpevoli continueranno a pagare. E consegneremo ai giovani un pessimo esempio».

Andrea Bambace

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