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Il Riesame: «Dubbi sul grado di affidabilità dell’indagata»

«I molteplici profili di criticità inducono a dubitare sul grado di affidabilità dell’indagata rispetto alla futura commissione di condotte analoghe a quelle contestate, così come della capacità di revisione critica rispetto all’accaduto». Sono parole pesanti quelle usate dal Tribunale del Riesame e contenute nelle motivazioni con cui è stato respinto il ricorso che era stato presentato dalla difesa di Cèlia Wuttke, la 20enne belga agli arresti domiciliari dopo l’incidente nautico di Lenno (avvenuto il 25 giugno) che era costato la vita al 22enne di Guanzate Luca Fusi.I giudici hanno al contrario confermato l’ordinanza del gip di Como, la dottoressa Laura De Gregorio, che aveva disposto la misura cautelare nella casa di famiglia della ragazza in quel di Lenno.Nessuna revoca della misura quindi, e nemmeno nessuna attenuazione (la difesa, tramite l’avvocato Massimo Schipilliti, aveva chiesto in subordine l’obbligo di firma), bensì la conferma di quanto era stato deciso in Tribunale a Como.Anche sul fronte dell’inquinamento probatorio il Riesame si è espresso in modo netto, sottolineando l’importanza delle indagini ancora in corso che dovranno approfondire l’effettiva velocità della barca condotta dall’indagata, il lasso di tempo trascorso tra l’accelerazione, e dunque il posizionamento in verticale del veicolo con la prua alzata, e l’impatto, la velocità di marcia dell’altra imbarcazione e pure il volume della musica a bordo del veicolo condotto dall’indagata. Elementi su cui serve mantenere i ricordi delle persone presenti “puliti”, in quanto importanti nella ricostruzione della dinamica.La difesa, nel corso del Riesame, avrebbe anche cercato di introdurre l’elemento della virata in corso da parte della barca su cui si trovavano i tre italiani 22enni.«Un tema su cui l’indagata avrebbe tutto l’interesse a ricostruire un quadro a sé più favorevole», scrivono i giudici del Riesame. Che tuttavia sottolineano anche come le testimonianze raccolte parlino di una barca sostanzialmente ferma e di un’altra, quella belga, che sopraggiungeva ad alta velocità.I test tossicologici, inoltre, avrebbero dato «riscontro positivo», seppur questo non voglia dire che la 20enne belga aveva fumato marijuana (come del resto, davanti al giudice, ha ammesso di fare saltuariamente) prima di mettersi alla guida del natante. Le tracce della sostanza stupefacente rimangono infatti per diverso tempo, anche per molti giorni. Più significativo, secondo il Riesame, è stato invece il comportamento della giovane, neopatentata eppure «alla guida di un motoscafo con un motore da 320 cavalli», conducendo il natante «con modalità estremamente imprudenti».Una barca, il Master Craft da oltre cinque metri di lunghezza, utilizzata per traini da sci nautico e wakeboard, che nell’arco della stessa giornata era stata notata «da almeno un paio di ore» compiere diversi passaggi vicino alla punta di Balbianello sempre «con la musica ad altro volume».Argomenti che hanno condotto il Riesame – come detto – a confermare l’ordinanza che era stata impugnata e a mantenere la 20enne nata in Svizzera e residente nelle Fiandre a rimanere ai domiciliari nella casa di famiglia in frazione Campo a Lenno.La difesa aveva invece sostenuto, inascoltata, che il pericolo di reiterazione del reato era superato dal sequestro dei natanti coinvolti e dalla consegna spontanea della patente di guida della ragazza, con in più un rischio di inquinamento probatorio insussistente alla luce di un quadro cristallizzato e immutabile, con tutte le persone informate sui fatti che sono già state sentite dagli inquirenti fornendo la medesima ricostruzione di quanto accaduto.

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