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IL TIPO DI CITTÀ E LA REGIA NECESSARIA

diGIORGIO CIVATI

Dal deserto al caosLa cronaca di questi ultimi tempi – mesi o anni che siano, comunque relativamente brevi – è piena di discussioni, lamentele e prese di posizione sulla Como caotica, rumorosa, invivibile perché troppo vivace.Eppure basta staccarsi un po’ dalla quotidianità per andare con la mente a una città che era tutto il contrario di quella attuale: silenziosa, vuota, desolata.Era la Como di una decina di anni fa, nella quale alle otto di sera le strade sembravano abbandonate, i passi dei pochi

presenti riecheggiavano in un silenzio assordante.C’erano, è vero, i turisti insieme ai comaschi, ma tutti concentrati in pochissimi punti: piazza Cavour, il lungolago e poco altro. Nessun locale di riferimento, zero vita serale o notturna.Sembra passato un secolo e invece era appena una manciata di anni fa. E oggi che ci si lamenta per la situazione opposta, ripensarci ci pare doveroso. Non per giustificare la situazione attuale, ma per pensare a quale città vogliamo.Già, perché se il passaggio dal quasi-abbandono alla “movida” è avvenuto piuttosto casualmente, per il futuro riteniamo che sia indispensabile maggiore programmazione.Siamo dell’idea che serva necessariamente una “regia”. Anche per non ritrovarci con coabitazioni difficili tra chi vuole sghignazzare, ridere e rumoreggiare pure alle due di notte fuori da un bar e quanti, alla medesima ora e nelle abitazioni vicine, a quell’ora vorrebbero soltanto dormire.Le possibilità sono molte e noi, per natura, siamo contro ogni esasperazione: non ci piaceva la Como vuota e desolata, ma neppure un centro caotico, rumoroso e sfacciato ci convince.Per questo – ribadiamo – serve un progetto; ci vogliono idee; occorre che al caso sia dato una mano, un indirizzo. Ed è, questo, il compito di chi ci amministra e di chi ci amministrerà.Tocca al “governo” della città darsi da fare per rendere la città vivibile se non a tutti, almeno a quasi tutti. Mediare tra la voglia di vivacità e il sacrosanto diritto alla quiete e al riposo.Sono scelte che sappiamo non semplici, ma che vanno fatte. Decisioni sugli orari degli esercizi pubblici, sulle zone dove fare o non fare tardi, su quale esigenza privilegiare e quindi quale parte della gente di Como favorire.Sono però anche scelte a costo zero, che impegnano la testa e non il borsellino del Comune e perciò non ci devono essere scuse.Como è a un bivio: ha cambiato pelle, sta assomigliando più a Riccione che a Borghetto Santo Spirito. Lo vogliamo davvero? E, se la risposta è un “sì”, lo vogliamo indiscriminatamente in tutto il lungolago e il centro storico? Oppure può essere preferibile identificare zone più adatte al divertimento, anche rumoroso e notturno? Non abbiamo risposte, ma di una cosa siamo sicuri: tocca anche e soprattutto all’amministrazione pubblica cercare di gestire e indirizzare queste problematiche. Far intervenire i vigili ci pare un po’ poco, un po’ tardivo.

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