Le cifre del confrontoSe – come sostiene l’assessore alla Cultura di Palazzo Cernezzi, Luigi Cavadini – sul contenuto scientifico delle grandi mostre organizzate fino al 2012 a Villa Olmo si poteva opinare, è comunque difficile sostenere che la presunta qualità superiore dell’evento dedicato quest’anno a Sant’Elia abbia ripagato gli sforzi. E se a questo confronto tutto comasco tra passato e presente si aggiunge l’esempio di Pavia – città che, peraltro conta 63mila abitanti contro gli 83mila di Como – le tesi
dell’attuale assessore alla Cultura sembrano davvero vacillare.Le cifre, in questo caso, dicono tutto o quasi. La mostra dedicata a Sant’Elia è infatti costata circa 800mila euro, dei quali poco meno di 60mila investiti direttamente dal Comune di Como e gli altri coperti da biglietteria e sponsor privati. A queste cifre decisamente importanti, però, ha fatto da contrappeso l’infausto esito dell’evento andato in scena da marzo a luglio: poco meno di 17mila visitatori complessivi e un doloroso buco per le casse pubbliche di 200mila euro.Radicalmente diverso l’approccio pavese. Il Comune non organizza direttamente alcunché sul fronte del contenuto culturale e scientifico degli eventi. È una società privata – con cui l’amministrazione ha stretto un accordo – ad occuparsi di tutto, compreso reperire il budget (per Monet, la cifra ufficiosa parla di circa 800mila euro). Nel contempo, è la stessa società che si assume ogni rischio su eventuali passivi (finora mai registrati) o che, al contrario, potrà incamerare i ricavi. E per la mostra in corso – ticket intero a 15 euro, obiettivo 60-65mila ingressi, sponsor privati in abbondanza – la copertura dei costi è considerata pressoché sicura.
E.C.
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