La crisi causata dalla pandemia e la speranza per il futuro. In occasione della celebrazione del solenne pontificale del 31 dicembre in Duomo con il canto delTe Deumil vescovo di Como monsignor Oscar Cantoni ha invitato a riflettere sull’anno trascorso e sulle prospettive per quello appena iniziato. E lo ha fatto invitando a seguire l’esempio di Maria, la madre di Gesù «che il Vangelo ritrae mentre nel suo cuore meditava sul senso degli eventi, di cui lei stessa era stata in parte protagonista e testimone».La chiesa è chiamata a riflettere, con gesti di solidarietà concreti e diffusi sul territorio, «sulla crisi che ci sta colpendo, sulle calamità che si sono succedute in questi mesi, sulle fatiche, sui lutti, sulle sofferenze che come popolo e come singoli abbiamo affrontato in questo periodo drammatico della nostra storia» ha sottolineato monsignor Cantoni.La crisi «sanitaria, economica, sociale e religiosa, che non potremo superare facilmente» è per il cristiano una «opportunità inedita» per mettersi alla prova e affidarsi a Dio, «senza tuttavia nasconderci le fatiche e la provvisorietà del tempo presente». La crisi va vissuta come richiamo forte alla responsabilità di tutti: «Dio non può volere il male per i suoi figli adottivi, perché li ama sinceramente, ma certo dobbiamo imparare a riconoscere dentro questa situazione, così complessa e dolorosa, anche un salutare avvertimento che il Signore rivolge a ciascuno di noi, personalmente, come membra vive della Chiesa, e al mondo intero».«In questi mesi – ha proseguito il presule – abbiamo intravisto i “segni di morte”, nei diversi contesti. Tuttavia dobbiamo pur imparare ad ammettere e riconoscere anche i “segni di risurrezione” , spesso nascosti, ma reali, ancor più di prima, presenti nel nostro ambiente di vita. «Certo, in questo periodo si sono intensificati anche gli episodi di violenza in famiglia e gesti sconsiderati nelle strade, indice di una mancanza di rispetto verso la collettività e verso se stessi» ha ricordato il vescovo che ha rimarcato: «Il bene, tuttavia, anche se non è appariscente, è più forte del male».Saremo ancora capaci di solidarietà nell’anno nuovo, pure drammaticamente segnato dalla pandemia? Il vescovo ne è certo: «I “segni di risurrezione”, anche se sempre discreti e non appariscenti a prima vista, sono testimoniati un po’ ovunque, come frutto della carità. L’azione caritativa a più livelli, realizzata in questo periodo, si è dimostrata e rimane la prima e la più credibile testimonianza del Vangelo».
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