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«Impossibile il referendum per cambiare i confini di Italia e Canton Ticino»

Lintervista – Parla il costituzionalista Giuseppe D’Elia«Un referendum che proponesse di separare un pezzo del territorio dello Stato sarebbe impossibile. Contrasterebbe infatti con l’articolo 5 della Costituzione che definisce l’Italia “una e indivisibile”».Giuseppe D’Elia insegna diritto costituzionale nella facoltà comasca di Giurisprudenza. Allievo di Valerio Onida, con il quale ha discusso prima la tesi di laurea e poi il dottorato di ricerca, è oggi professore associato all’Insubria, dove si occupa anche di rapporti tra

media e diritto.«Politicamente ogni ipotesi può essere accettabile – dice D’Elia – o meglio: gli uomini politici possono legittimamente proporre ciò in cui credono. Sul piano giuridico, invece, le cose sono un po’ diverse. La separazione dei territori dallo Stato è impossibile perché viola un principio fondamentale espresso come tale nel titolo I della Costituzione. La nostra Carta riconosce le autonomie ma sempre nell’ambito del principio dell’unità della Repubblica».L’articolo 5 della Costituzione, quindi, come una montagna invalicabile. «Pochi anni fa – continua D’Elia – è stata approvata la riforma del titolo V con una forte valorizzazione delle autonomie locali. Il nostro regionalismo, per certi aspetti, è simile ad alcuni sistemi federalisti ma non può mai sottrarre all’unità del Paese alcuni suoi territori».Secondo il costituzionalista comasco c’è poi da considerare un dato di carattere culturale. «Stiamo celebrando il 150esimo anniversario dell’Italia unita e bisogna ricordare come anche in questi territori si sia vissuto un forte clima risorgimentale. Ci sono stati patrioti comaschi e lariani che hanno dato la vita per l’Unità. Quando le proposte separatiste giungono dalla Svizzera non mi sorprendo: sono idee di chi non condivide la nostra storia. Le cose cambiano se ipotesi simili vengono da italiani. Significherebbe che queste persone non conoscono la nostra storia. Il risorgimento italiano è stato sinonimo di libertà, il bisogno di unità non era legato soltanto al desiderio di una nazionalità ma anche al riconoscimento delle libertà civili e politiche. Tutto questo portò al sacrificio di molti giovani che diedero la vita».Se la secessione è considerata da D’Elia «totalmente impraticabile», quantomeno sul piano giuridico, cosa diversa è invece il giudizio sulla costruzione di un territorio con specifiche caratteristiche amministrative, una sorta di istituzionalizzazione della Regio Insubria, oggi semplice comunità di lavoro e di discussione. «Personalmente – afferma infatti il costituzionalista dell’Insubria – sarei favorevole alla valorizzazione del carattere transfrontaliero dell’area di confine, dove ci sono specificità particolari. Ovviamente nel rispetto delle reciproche identità e della territorialità dei due Stati».

Dario Campione

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