I parenti degli imputati – che nelle precedenti udienze del processo avevano fatto parlare per applausi e tensioni con la presidente della Commissione Antimafia della Regione – ieri hanno ascoltato in silenzio la lettura del dispositivo della sentenza. Lacrime, abbracci, denti stretti ma nessuna esternazione sopra le righe. Non si è registrato alcun episodio degno di nota e l’aula si è svuotata senza problemi.
A presidiarla c’erano comunque i carabinieri, la polizia e gli uomini della polizia giudiziaria. Difficile parlare di motivi per gioire in una sentenza da oltre 100 anni di pena complessiva, eppure i parenti di tre imputati un motivo per consolarsi l’avevano. Contestualmente alla lettura del dispositivo, il Collegio ha anche dato lettura di due ordinanze con cui la misura della custodia cautelare in carcere di Jacopo Duzioni, Valerio Torzillo e Emanuele Zuccarello è stata sostituita con gli arresti domiciliari. Non potranno tuttavia allontanarsi dalle rispettive abitazioni e non potranno comunicare in alcun modo con persone diverse dai rispettivi conviventi e dagli avvocati.
Secondo i giudici di Como, ritenuto il periodo di custodia carceraria trascorso, «che ci si auspica abbia sortito effetto deterrente», e della «definizione del giudizio di primo grado», le esigenze cautelari sono attenuate. Il pubblico ministero Sara Ombra aveva comunque espresso parere contrario. Le istanze erano state presentate dai legali alla chiusura delle arringhe difensive.
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