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Indagini chiuse: l’ombra del falso e della turbativa su viale Geno

«Falso ideologico del privato in un atto pubblico» e «turbata libertà degli incanti». La Procura di Como, a firma del pm Pasquale Addesso, ha chiuso le indagini sulla vicenda della gara per l’assegnazione della piscina di viale Geno. Le accuse sono state mosse al presidente della Pallanuoto Como, Giovanni Dato (38 anni) e la notifica dell’atto è stata inviata al suo avvocato, il legale Roberto Rallo.

La vicenda risale all’ormai noto braccio di ferro tra la storica società natatoria della città, la Como Nuoto, e la più recente Pallanuoto Como, “sfida” nata per la gestione della piscina di viale Geno da sempre casa della Como Nuoto. Già nei mesi scorsi la guardia di finanza aveva perquisito la sede della Pallanuoto Como in via Diaz. Al centro dell’interesse delle fiamme gialle c’erano le comunicazioni vidimate dalla Federnuoto, riportanti gli atleti tesserati agonisti e non.

Un documento che era stato richiesto alla Pallanuoto Como anche dal Comune e che era importante per le valutazioni per l’assegnazione di viale Geno contenute nel bando. Un cartaceo da cui la Procura lariana aveva voluto vedere il numero reale degli atleti della Pallanuoto Como rispetto a quanto dichiarato. Ad agosto, lo ricordiamo, erano stati gli uffici del Comune di Como, all’interno di Palazzo Cernezzi, a ricevere la visita della guardia di finanza che – dopo l’esposto che era stato presentato in Procura dal consigliere di minoranza Alessandro Rapinese – aveva mostrato, tramite la Sezione Tutela Spesa Pubblica del Nucleo di polizia economico finanziaria, un ordine di acquisizione di documenti relativo alla procedura pubblica di assegnazione dell’impianto sportivo di viale Geno.

La struttura, storicamente gestita dalla Como Nuoto, era passata clamorosamente di mano finendo alla Pallanuoto Como per poi, da ultimo, tornare – ed è cosa della scorsa estate – alla Como Nuoto. Nel mirino dell’inchiesta erano finiti da subito i dati presentati dal secondo contendente, la Pallanuoto Como, che era poi risultata vincitrice della concessione prima del nuovo ribaltamento.

Ed ora è possibile sapere, a indagini chiuse, quali sono le reali contestazioni mosse dal pm: secondo la Procura lariana infatti la Pallanuoto Como avrebbe «attestato falsamente» al Comune di Como il possesso di 178 atleti agonistici per le stagioni 2015/2016, 2016/2017 e 2017/2018, fatti che per l’accusa «non sarebbero corrispondenti al vero» in quanto il numero dei tesserati agonistici risultava sopravvalutato rispetto al reale (che era in totale di 38 per lo stesso periodo di tempo preso in esame).

Un numero, il 38, che era contenuto anche negli elenchi vidimati dalla Federnuoto Lombardia che furono trasmessi a Dato il 22 giugno 2020, ma di cui il presidente non avrebbe fatto alcuna comunicazione al Comune.Ma il falso (presunto) sarebbe figurato anche negli elenchi dei tesserati non agonisti. Fatti non corrispondenti al vero ma «rilevanti» ai fini dell’attribuzione dei punteggi che portarono all’assegnazione di viale Geno. Tra le accuse c’è anche, come detto, la turbativa d’asta: la Pallanuoto Como «con mezzi fraudolenti» avrebbe infatti omesso, come detto, di depositare gli elenchi vidimati dalla Fin Lombardia turbando in questo modo la procedura pubblica.

Questa, quantomeno, è la ricostruzione fatta dalla Procura e dalla guardia di finanza. Ora la difesa (che ha sempre con forza rimandato al mittente ogni contestazione dicendo di essersi semplicemente attenuta al bando del Comune e di aver comunicato gli atleti che avevano svolto attività agonistica) avrà tre settimane per fornire la propria versione sull’accaduto.

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