Il XX Rapporto Almalaurea sul Profilo e sulla Condizione occupazionale dei laureati è stato presentato oggi, durante il Convegno “Mutamenti strutturali, laureati e posti di lavoro” tenutosi all’Università di Torino. Le indagini hanno coinvolto i laureati di 74 università aderenti al Consorzio. Il Rapporto di AlmaLaurea sul Profilo dei laureati ha analizzato le performance formative di oltre 276 mila laureati nel 2017: in particolare, 157 mila laureati di primo livello, 81 mila laureati nei percorsi magistrali biennali e 36 mila laureati a ciclo unico; il Rapporto di AlmaLaurea sulla Condizione occupazionale ha analizzato oltre 630 mila laureati di primo e secondo livello nel 2016, 2014 e 2012 contattati, rispettivamente, a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo.
I laureati nel 2017 dell’Università dell’Insubria coinvolti nel XX Rapporto sul Profilo dei laureati sono 1.628. Si tratta di 1.152 di primo livello, 180 magistrali biennali e 292 a ciclo unico; i restanti sono laureati dei corsi pre-riforma.
Si confermano i buoni risultati del profilo dei laureati Insubria: gli iscritti all’Università dell’Insubria si laureano prima rispetto ai colleghi di altre università: l’età media alla laurea, infatti è pari a 25,5 anni per il complesso dei laureati, (24,8 anni per i laureati di primo livello e i 26,9 anni per i magistrali biennali) la media nazionale è 26; ma soprattutto nei tempi previsti: infatti ben 61,1 laureati su cento terminano l’università in corso, contro una media del 51,1 per cento a livello nazionale: in particolare, sono il 63% tra i triennali, il 45,9% tra i magistrali a ciclo unico e il 75% tra i magistrali biennali. Il voto medio di laurea all’Insubria è 100,9, a livello nazionale il voto medio è 102,7; in particolare, 99 per i laureati di primo livello e 107,6 per i magistrali biennali.
Alla voce “Tirocini, studio all’estero e lavoro durante gli studi” i laureati Insubria sono nella media rispetto agli altri: il 56,7% dei laureati ha svolto tirocini riconosciuti dal proprio corso di studi, 57,9% a livello nazionale e le esperienze di studio all’estero riconosciute dal corso di laurea (Erasmus in primo luogo) riguardano il 11% dei laureati, stesso valore a livello nazionale 11,1%. Leggermente più alto rispetto alla media è invece il valore dei laureati che ha svolto un’attività lavorativa durante gli studi universitari: è il 70,6% contro una media nazionale del 65,5%.
Il 63,2% dei laureati triennali ha deciso di immettersi sul mercato del lavoro: a un anno dalla laurea il tasso di occupazione è dell’80,9%, molto più alto di quello nazionale che è del 71,1% e il guadagno medio è 1.276 euro contro 1.107 euro mensili netti. «Ma quanti fanno quello per cui hanno studiato? Si è presa in esame l’efficacia del titolo, che combina la richiesta della laurea per l’esercizio del lavoro svolto e l’utilizzo, nel lavoro, delle competenze apprese all’università – si legge nel Rapporto -. Sono il 56,3% gli occupati che considerano il titolo molto efficace o efficace per il lavoro che svolgono» la media nazionale è del 52,8%.
Per i laureati magistrali a un anno dal titolo il tasso di occupazione è l’84,4% e a cinque anni dal titolo sale all’94,1%, e retribuzioni a 1659 euro mensili netti.
Ma dove vanno a lavorare? Il 78,5% dei laureati è inserito nel settore privato, mentre il 20,0% nel pubblico. La restante quota lavora nel non-profit (0,8%). L’ambito dei servizi assorbe il 73,8%, mentre l’industria accoglie il 23,8% degli occupati. Marginale la quota di chi lavora nel settore dell’agricoltura.
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