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Interrogato l’ultimo presunto usuraio. La Procura chiede il giudizio immediato

Indagini chiuse e udienze fissate per definire la posizione dei tre presunti usurai del centro di Como arrestati nei mesi scorsi dopo una inchiesta della guardia di finanza coordinata dal pm Pasquale Addesso. Nel mirino dei tre erano finiti ristoratori in difficoltà, non in grado di far fronte alle spese, nonostante le belle attività aperte tra Como, i paesi del lago e la Brianza. C’era il barista, con i tavolini affacciati sulle acque del Lario ma con cambiali sempre più pressanti; c’era il commercialista travolto dai buchi delle società che gestiva.Ma c’era anche l’uomo afflitto dal vizio del gioco che con le carte si era venduto la casa, il separato che doveva staccare assegni alla moglie, e pure un uomo appena uscito di prigione e in grande difficoltà economica. Una platea variegata che si rivolgeva ai tre indagati arrestati dal Nucleo di polizia economico-finanziaria delle fiamme gialle.Ora, due di loro (un 75enne di Laglio e un 83enne residente a Bellagio) definiranno la loro posizione ratificando gli accordi sulla pena di fronte al giudice dell’udienza preliminare, in un appuntamento con l’aula fissato per domani. Da definire rimaneva ancora una posizione, quella di un 59enne residente a Como. Quest’ultimo proprio ieri è stato interrogato dal pm titolare del fascicolo, che ha accolto una istanza presentata dall’avvocato della difesa Christian Bernardo. Nel frattempo, il magistrato aveva già chiesto il giudizio immediato, fissato per il 14 settembre 2021 di fronte al collegio presieduto da Maria Luisa Lo Gatto. L’uomo è chiamato a rispondere di «prestiti con interessi fino al 20% su base mensile, equivalente al tasso annuale del 240%».In pratica, di fronte a un commercialista in grave difficoltà economica, avrebbe fatto prestiti da 5mila euro a volta richiedendone indietro 7mila dopo due mesi. Fatti avvenuti tra il 2016 e il novembre del 2020. In totale il commercialista avrebbe ricevuto 300mila euro, dovendone restituire 500mila. Il 59enne deve rispondere a una seconda accusa: quella di aver acquistato un immobile di un bar affacciato sul Lago di Como al prezzo di 153mila euro, «concludendo un patto d’opzione di riacquisto per il corrispettivo di 265mila euro». Contestazione che deve fare i conti anche con l’aggravante di aver commesso il fatto «nell’esercizio abusivo di un’attività professionale bancaria». L’inchiesta come detto è stata chiusa nelle scorse ore e il pm ha chiesto il giudizio immediato. Ora toccherà all’indagato, con il suo difensore, scegliere eventuali riti alternativi come l’Abbreviato oppure l’accordo sulla pena.

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