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Isola dei Cipressi gioiello brianteo

Tesori di casa nostra. Un libro di Gerolamo Gavazzi racconta con ampia documentazione storica le vicende del Lago di Pusiano«L’Isola dei Cipressi è una piccola isola… Si trova in un lago che non si può definire grande. Ma grande è la storia dell’isola; grandi sono i personaggi che l’hanno posseduta; grandi sono gli artisti e i letterati che l’hanno ammirata e grande è il fascino che questa isola esercita». Le parole introduttive di Gerolamo Gavazzi, autore dell’ampio volume Isola dei Cipressi e lago di Pusiano (Edizioni “Il Caproncino”) e soprattutto affezionato proprietario della

piccola isola frequentata fin dall’infanzia, trovano tacita conferma in una foto aerea che riprende l’alta Brianza e il Lago di Como con il Triangolo Lariano: quasi persa nella grandiosità del paesaggio, l’Isola dei Cipressi appare unica nel suo affiorare dal lago quasi galleggiando sulle acque, piccola navicella d’erba e di boschetti.Accolta nel lago di Pusiano, il più vasto (5,25 chilometri quadrati) e più profondo (m. 27) dei laghi briantei, con una superficie di 17mila metri quadrati, l’isola, ricoperta da un prato e da boschi, con una casa d’abitazione e ben 105 cipressi, culmina in una collina naturale di 13 metri, con muraglioni che fanno ipotizzare un antico fortilizio d’avvistamento. La si potrà ammirare stasera dalle 22, con la festa pirotecnica  della Madonna della Neve di Pusiano.Il libro, riccamente illustrato,  mostra i reperti di una   storia prestigiosa, che ha lasciato il segno di età importanti, a cominciare dalla preistoria, e di personaggi di primo piano nelle vicende italiane ed europee.Nell’Età Neolitica, a partire da 10mila anni fa, e ancora in quella del Bronzo, sorgeva sulla punta Est dell’isola un villaggio di palafitte. Oltre ai pali (nel 1972 una ricerca ne rilevò 26 infissi sul fondo del lago) furono rinvenuti  schegge di selce, lame, punte di frecce, lame di accetta, vasi di terracotta, denti di ruminante.Dal Medioevo, la proprietà del lago fu sempre privata, fino all’iscrizione nell’elenco delle acque pubbliche nel 1922.Nel 1314 il lago apparteneva per due terzi all’Arcivescovo di Milano e per un terzo alla Collegiata di San Giovanni Battista di Monza, ma nel 1639  ne divenne unico proprietario Bartolomeo Carpani, cui si deve la dimora oggi conosciuta come Palazzo Beauharnais.Il palazzo, il lago e l’isola, nella seconda metà del ’700, furono dati in affitto all’arciduca Ferdinando d’Austria. Aveva così inizio il periodo che vide ben tre corti succedersi nella proprietà del lago e nella presenza a Pusiano: dopo Ferdinando, figlio dell’imperatrice Maria Teresa e governatore di Lombardia,  in età napoleonica vi giungeva spesso il figliastro di Bonaparte, Eugenio di Beauharnais, vicerè d’Italia dal 1805 al 1814, di cui si narrano leggendari svaghi amorosi sull’isolino, e con la Restaurazione, l’arciduca austriaco Giuseppe Ranieri.Il volume è una miniera di notizie per quanto riguarda la storia ottocentesca, ricca di eventi memorabili quali, nel 1816, la sperimentazione di un «Naviglio innaufragabile» e nel 1820 la clamorosa messa alla prova del primo battello a vapore in Italia. L’evento fu il seme della costituzione da parte della ditta Gavazzi-Quinterio della “Società privilegiata per l’impresa de’ battelli a vapore nel Regno Lombardo-Veneto” (1825), destinata a dare origine alla navigazione a vapore sul lago di Como.Non manca un capitolo attuale sulla salvaguardia dell’ambiente dell’isola e del suo lago, dalla costituzione nel 1993 di un “Coordinamento dei sette comuni rivieraschi” all’estensione all’isola dei Cipressi, nel 2006, dei “vincoli per i beni architettonici nazionali”.Sul lago di cui Carlo Emilio Gadda attestava l’avere «assai dolce gli autunni» viaggiarono e scrissero molti grandi, da Leonardo, che ne studiò la conformazione, a Parini, Monti, Foscolo, fino a Quasimodo, Alberto Vigevani, Gianni Brera, e un’ampia sezione del  libro consente di avventurarsi fra le parole illustri di questi e di altri autori, ma anche di rivisitare, grazie alle accurate riproduzioni, opere d’arte legate a questi luoghi.Giuliana Panzeri

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