Il podio del “Sei Nazioni” femminile nel mirino. Sabato a Dublino l’Italia femminile affronta l’Irlanda. Nel loro cammino le azzurre finora hanno prima perso con l’Inghilterra con il punteggio di 3-67, ma poi si sono rifatte alla grande battendo per 20-41 la Scozia a Glasgow, ottenendo così il pass per la finale per il terzo e quarto posto.Nel gruppo anche la giocatrice comasca Maria Magatti, 28 anni, insegnante di scienze motorie in una scuola privata di Monza e anche studentessa: da due mesi si è infatti iscritta al corso magistrale, proprio in scienze motorie, dopo essersi già laureata in pedagogia.«Il bilancio finora è abbastanza positivo – spiega – Con l’Inghilterra abbiamo disputato un buon primo tempo, anche se con qualche errore, poi nel secondo abbiamo avuto un crollo fisico, causato dalla nostra lunga inattività. Ma l’analisi di quell’incontro è stata molto utile in vista del successivo impegno a Glasgow contro la Scozia».«Contro le inglesi, infatti, al di là del punteggio pesante a loro favore, c’erano stati un serie di elementi positivi – aggiunge Maria – Siamo partiti da questo per l’approccio al match con la Scozia. Siamo state molto contente per come è andata la partita, per il risultato e la prestazione che ha dato grande fiducia nei nostri mezzi, soprattutto per quanto riguarda il gioco d’attacco».Ma ora è tempo di pensare alla gara di sabato. «La sfida con l’Irlanda? Sappiamo che è una formazione di grande qualità, che punta sulla fisicità, l’organizzazione, la determinazione ed è in crescita. Ma noi andiamo a giocarci questo terzo posto ad armi pari: qualcuna di noi è acciaccata, come è normale uno sport di contatto quale è il nostro. Anche noi, ovviamente, siamo molto cariche. Andiamo a giocare cercando di innalzare l’attenzione ai dettagli, migliorando il gioco».«Il gruppo è forte, ha una propria identità. Nonostante i ricambi generazionali rimane compatto – spiega ancora Maria Magatti – abbiamo tra di noi grande fiducia ed esprimiamo un gioco coerente con quello che siamo. Riusciamo a sviluppare la nostra visione e abbiamo gli stessi obiettivi: è la forza dell’Italia femminile».Una squadra che ha sempre maggiore seguito e visibilità, che viene seguita con simpatia dagli appassionati di rugby e, più in generale, dagli sportivi che apprezzano tutti gli azzurri. «Siamo liete di essere un esempio per le ragazze e i ragazzi che approcciano questo sport – afferma Maria – e di dare qualche soddisfazione all’Italia, cosa che non riesce alla formazione maschile. Ma facciamo il tifo per loro e speriamo che riescano a invertire la rotta».«Non siamo professioniste, siamo studentesse o lavoriamo – conclude Magatti – Quello che conta è ciò che facciamo in campo e quello che ci circonda è qualcosa in più che galvanizza e fa piacere, soprattutto in questo periodo in cui si gioca a porte chiuse, senza pubblico. Uno stadio intero che tifa per te è tutta un’altra cosa, ma in questo periodo storico non si può fare diversamente. Speriamo ci siano sempre maggiori crescita e seguito. Vogliamo fare pubblicità a questo sport, che può essere una opportunità per tutti i giovani: il rugby è un modo di essere che si ritrova prima di tutto sul campo e poi nella stessa vita di tutti i giorni».
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