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La Chiesa non perda il contatto con la realtà

Prima la Cresima o prima l’Eucaristia? O tutte e due insieme? Sembra una domanda di alchimia pastorale, e in verità nell’ultimo secolo vi sono stati vari cambiamenti, con l’immancabile coda di discussioni e adattamenti, e il rischio poi che nelle singole parrocchie ci fossero cammini diversi.Giusta, quindi, la preoccupazione di offrire delle linee attuative valide per tutti. La Diocesi ambrosiana lo ha fatto poche settimane fa, e ha praticamente scelto di ritornare all’ordine divenuto

classico negli ultimi decenni: Battesimo (subito dopo la nascita), Confessione, Prima Comunione, Cresima, il tutto entro la prima media. Ribaltando così quanto sperimentato negli ultimi anni, quando la Cresima era stata data prima dell’Eucaristia (o insieme) per rispettare una sorta di ordine teologico in cui, per dirla con le parole di Benedetto XVI, «veniamo battezzati e cresimati in ordine all’Eucaristia». Senonché la Diocesi di Como, a partire dal settembre 2012, ha proposto come normativo proprio il percorso che la Diocesi di Milano ha ora abbandonato.Insomma, si presagisce un po’ di confusione.Tommaso d’Aquino scriveva che a Dio basterebbe un solo sacramento per darci quello che deve darci; ma, siccome si adatta ai tempi di crescita dell’uomo, i sacramenti sono più d’uno e seguono l’uomo nelle tappe della sua vita. Prevale, quindi, una considerazione non tanto teologica quanto antropologica: al centro c’è non tanto Dio che dona la sua grazia, ma la persona che cresce e la riceve convenientemente a quanto sta vivendo. La persona, cioè molto concretamente un bambino che diventa ragazzo e poi adolescente. Quando questo soggetto si trova nella migliore condizione umana per ricevere il dono dell’Eucaristia? E quando lo è per comprendere il dono dello Spirito Santo nella Cresima? A me pare che questa considerazione di tipo pastorale sia più confacente ai fini di una strutturazione dell’itinerario sacramentale. Senza contare che, su un versante pedagogico, offre la possibilità anche di una preparazione più scaglionata e quindi più efficace. Quindi, personalmente propendo per la scelta ora divenuta normativa nella Diocesi ambrosiana, perché la considero più corrispondente alle tappe di crescita di un bambino, il quale – direbbe san Tommaso – dopo essere stato generato (Battesimo), nutrendosi (Eucaristia) cresce (Cresima). Il rischio che intravedo, però, è che, perdendosi in continue risistemazioni teologiche fedeli al dato dogmatico, la Chiesa perda il contatto con la realtà. Scriveva sul mio blog una lettrice: «Mucchi di supporti cartacei che partono dalla Diocesi e ingombrano i tavoli dei preti, capelli sempre più bianchi a messa». Attenzione: se manca lo sguardo all’uomo, rischiamo di offrire la quintessenza della purezza sacramentale ai? banchi della chiesa rimasti vuoti.www.agostinoclerici.it

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