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La Città di Volta è rimasta al buio dal parcheggio dell’ex Ticosa alle vie Raffaello e per San Fermo

In viaggio tra i quartieri dove l’oscurità oggi fa anche pauraTre fiammiferi accesi uno per uno nella notte / Il primo per vederti tutto il viso / Il secondo per vederti gli occhi / L’ultimo per vedere la tua bocca / E tutto il buio per ricordarmi queste cose / Mentre ti stringo fra le braccia.Sono i versi di “Paris at night”, di Jacques Prévert: nella notte parigina, il grande poeta e scrittore francese accendeva tre fiammiferi per ammirare la sua amata. Fiammiferi che gli sarebbero sicuramente molto utili anche a Como, ma per motivi molto meno

romantici: semplicemente per poter camminare una volta che il sole ha finito la sua giornata lavorativa.Il che, in novembre, si verifica molto presto.In questi giorni, per esempio, il tramonto a Como arriva prima delle 17 (oggi 23 novembre alle 16:48) ed entro la fine del mese avrà perso ben più di un’altra manciata di minuti. Nel momento in cui la maggior parte di noi uscirà dall’ufficio stasera, insomma, il buio avrà preso il sopravvento già da un po’, e l’unico modo per muoversi agevolmente e in sicurezza sui marciapiedi, nelle vie e nelle piazze, per percorrere la strada per tornare a casa, per riprendere l’automobile o andare alla fermata dell’autobus o del treno, sarà fare affidamento sul sistema di illuminazione pubblica, quei lampioni che da ben più di un secolo accompagnano con la loro luce i nostri passi serali e notturni sulle strade delle città di tutto il mondo, Como compresa. O forse no.Il dubbio è legittimo, perché proprio la città di Alessandro Volta, quella dove è iniziata la storia dell’elettricità, che ancora custodisce i laboratori e gli scritti originali dello scienziato a cui anche Steve Jobs e gli altri geni del computer devono la loro gloria, ebbene, proprio quella città vede interi quartieri al buio.Prendiamo, come esempio, il parcheggio della ex Ticosa. Centinaia di posti auto, un vero e proprio tesoro in una città come Como che soffre di carenza cronica di posti auto a prezzo accettabile. Con il tramonto del sole, però, e man mano che gli ultimi scampoli di luce abbandonano la città, come in un film di fantascienza le lunghe dita della mano del buio si allungano su quella enorme spianata posta accanto alla tangenziale e alla Questura. Quattordici lampioni spenti, e nessun palazzo o costruzione sufficientemente vicina per sopperire, con le sue luci, alla mancanza dell’illuminazione pubblica. Uno scenario reso ancora più simile a un day after dalla presenza, sul lato verso la Questura, della zona della Santarella, capannone industriale residuo dell’epoca d’oro di questa area – quando ancora a Como c’erano le industrie – oggi rifugio di disperati. Sull’altro lato, quello verso San Rocco per intenderci, fa bella mostra di sé la classica recinzione di plastica rossa da cantiere, a delimitare quello che dovrebbe essere, appunto, area di cantiere ma che, per il momento, ricorda più che altro una discarica abusiva. Se si ha avuto la sventura di lasciare la propria auto in questa zona, riprenderla, alla sera, potrebbe anche essere dimostrazione di coraggio. Servirebbero ben più dei tre fiammiferi di cui cantava Prévert.Perché accontentarsi di una sola zona al buio, per di più un semplice parcheggio? Ecco, dunque, Prestino: le vie Raffaello e Mantegna, un quartiere intero, condomini con centinaia di famiglie. Un ritorno al passato: niente illuminazione pubblica, lampioni inesorabilmente spenti. Unica fonte luminosa, i neon che gli stessi condomini hanno provveduto a installare: a loro spese. Anche le bollette sono a loro carico, e visti i costi dell’energia di questi tempi sembra di sentire il rumore delle rotelle dei contatori mentre girano, girano, girano…E non è finita. Se dal quartiere di Prestino scendiamo verso Monte Olimpino, troviamo che il tratto finale di via per San Fermo è completamente al buio: quattro lampioni spenti, uno dietro l’altro. Poco male, dopotutto è una strada di transito, non ci sono pedoni, solo macchine, e quelle hanno i loro fanali. Ma se scendiamo in centro, troviamo via Rezzonico: qua la fioca luce dei lampioni illumina a stento la strada, mentre i marciapiedi rimangono inesorabilmente al buio. Quanti altri casi del genere ci sono? Povero Alessandro Volta!

Franco Cavalleri

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