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La contraffazione non risparmia tessile e legno

I presidenti dei settoriConfindustria: «Progetti di tracciabilità fermi a Bruxelles»Non solo alimentari. Il mercato della contraffazione non conosce confini. Lo sanno bene sul Lario i rappresentanti dei settori trainanti quali legno-arredo e tessile. Alessandro Besana, presidente del Gruppo Legno Arredo di Confindustria Como, spiega come la crisi economica abbia in un certo senso «incentivato il mercato del falso e della contraffazione. Per fortuna – prosegue l’imprenditore – in parallelo si sono inaspriti anche i controlli, alle dogane e nei porti».«Anche i nostri prodottimade in Italy e made in Como – dice Besana – sono da sempre copiati. La scarsa qualità è però un grave rischio per il consumatore finale. Assieme alla Federlegno da tempo chiediamo la tracciabilità del prodotto a livello europeo, per smascherare i beni che arrivano dai mercati extracomunitari, oppure dalla Turchia».Pure tra i mobilieri alcuni produttori giocano sull’italian sound. «Vengono pubblicizzati arredi su riviste o nelle fiere internazionali con marchi che sembrano cognomi italiani, ma che invece con l’Italia non c’entrano nulla. Purtroppo la carta d’identità dei mobili e dei tessuti viene contrastata a livello europeo da alcune lobby della grande distribuzione del Nord Europa».Problemi per i mobili, ma pure per i tessuti, come sottolinea Gianluca Brenna, presidente per la filiera tessile di Confindustria Como. «Dove c’è il lusso c’è la contraffazione e ci sono imprenditori che pensano di essere più audaci e che scommettono sulle copie».Il distretto serico lariano da sempre si batte per l’etichettatura “Made in”, in passato è stato anche realizzato il marchio “Serico” per cercare di tutelare la filiera italiana. «I nostri tessuti devono avere una sorta di Igp. La nostra battaglia purtroppo si è arenata negli uffici di Bruxelles. Stanno funzionando bene gli accordi presi con le dogane – dice ancora Brenna – Anche perché i prodotti contraffatti non hanno controlli sulla tossicità ad esempio. Il consumatore finale può tutelarsi solo acquistando in negozi autorizzati».

Paolo Annoni

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