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La difesa dell’assessore: «Nessun gesto violento»

Nessun gesto violento, nessuna prevaricazione. Soltanto un gesto di cortesia, lo stesso di sempre. L’assessore ai Servizi sociali del Comune di Como, Angela Corengia, si difende dalle critiche che le stanno piovendo addosso un po’ da tutte le parti. E lo fa con una breve lettera aperta diffusa nel primo pomeriggio di ieri dall’ufficio stampa del Comune. La tesi di Corengia è chiara: attaccano me per attaccare la giunta. Ma senza motivo.«Non è mia abitudine accentrare l’attenzione sul mio operato, chi mi conosce mi ha già manifestato la sua solidarietà. Tuttavia il fango che, a livello personale, sta arrivando è davvero non giustificato, basandosi su informazioni non corrette e diffuse “ad arte” per attacchi a questa amministrazione – scrive l’assessore – i fatti sono chiari: come ormai da tempo facciamo, tre volte la settimana assistiamo Aprica (l’azienda che si occupa delle pulizie della città, ndr) nelle operazioni di pulizia a San Francesco. Il compito dell’assessore Elena Negretti e mio è fare in modo che coloro che trascorrono la notte sotto il porticato liberino temporaneamente l’area per consentire pulizia e sanificazione, anche nel loro interesse. Per questo – spiega Angela Corengia – personalmente sveglio con un “buongiorno ragazzi” e un “per favore puoi alzarti?” gli ospiti e capita che l’invito debba essere più volte reiterato. Gli operatori di Aprica attendono pazientemente che tutti lascino gli spazi e depositino sul prato materassi e quanto ritengono di dover conservare. Succede anche che si concordi con i ragazzi quello che deve essere buttato: lo fanno loro direttamente e talvolta vengono aiutati – con il loro consenso – per accelerare le operazioni, che hanno un costo e per lasciar libera rapidamente la squadra impiegata. Nei giorni di pioggia ci si limita alla pulizia del porticato, senza spostare alcunché sul prato bagnato».Secondo l’assessore ai Servizi sociali di Palazzo Cernezzi, quindi, «l’immagine del video mostra che ho sollevato una coperta e l’ho depositata nel prato (non buttata); quello che non si sente ed è un peccato, perché la voce è di chi riprende, è quanto io ho detto, ovvero che avrei messo io la coperta sul prato. Senza alcuna violenza, ma con il mio consueto modo di fare. Sono certa di non aver bisogno di convincere nessuno».

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