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La Kyenge a Cantù: «La norma c’è già, valga anche per le suore»

(e.c.) Contattare direttamente il ministro per l’Integrazione, Cécile Kyenge, ieri è risultato impossibile. Ma è stato proprio in provincia di Como, per la precisione a Cantù, che la Kyenge ha pronunciato le ultime parole ufficiali in tema di donne velate.Era il 28 luglio scorso, e il ministro – nell’ambito della festa regionale del Partito Democratico – ha preso parte a una dibattito con il sindaco leghista di Varese, Attilio Fontana e con il coordinatore lombardo del Pd, Alessandro

Alfieri. E proprio nel corso del confronto, è arrivata l’inevitabile domanda sul tema del burqa e, in generale, delle donne con il viso velato. La domanda del moderatore dell’evento, peraltro, era stata molto precisa: «Nel 2011 la Francia ha votato la legge contro l’impiego del burqa. Lei che idea ha in proposito? Il velo limita la dignità femminile o lo Stato dovrebbe tollerarlo per motivi religiosi?».Il ministro replicò innanzitutto scartando la parola “tolleranza”, poiché «si deve parlare di condivisione, di un percorso, su questi tempi».«Non capisco – ha poi aggiunto la Kyenge – perché noi dobbiamo andare a insistere sulla questione della donna. La legge italiana (risalente al 1975, ndr) indica che chiunque giri per strada o in un luogo pubblico deve avere il volto scoperto. Dunque non bisogna insistere tanto su questo aspetto, visto che le norme esistono. Piuttosto, sarebbe opportuno che per ogni persona straniera che arriva sul territorio italiano, uomo o donna che sia, si pensi a un accompagnamento all’integrazione attraverso il dialogo e l’affiancamento». Il ragionamento della Kyenge, però, si chiuse con una valutazione che fece discutere.«Quando c’è bisogno di un controllo, ognuno è tenuto a mostrare il viso. Ma questo non deve valere soltanto per le donne straniere che arrivano in Italia – affermò la Kyenge – ma anche per le suore. Io voglio che la donna abbia il viso scoperto, sempre. E la legge va applicata a tutti senza pregiudizi».Più netto il sindaco di Varese, Attilio Fontana. «Io sono dell’opinione che chi arriva in Italia deve accettare le nostre regole, su questo non ci devono essere dubbi – affermò il primo cittadino leghista – Nello specifico, per quanto riguarda il burqa, esiste una legge che vieta di girare a volto coperto e va rispettata. Inoltre, le donne non posso essere fatte sentire diverse con l’obbligo di velare il volto, perché questo vìola il principio di uguaglianza».

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