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La Lega ai sindaci della Lombardia: «Via la foto del presidente Mattarella». Arosio: «Si può anche solo girare»

«Chiederemo a tutti gli amministratori della Lega in Lombardia di rimuovere immediatamente dai loro uffici pubblici la foto di Mattarella, che non rappresenta più un garante imparziale dei cittadini». La proposta originale è stata del parlamentare leghista milanese,Paolo Grimoldi, segretario della Lega Lombarda. Un post su Facebook che è rimbalzato di bacheca in bacheca tra tutti i “lumbard”.Tra i primi a condividere questa forma di protesta verso il Presidente della Repubblica, ritenuto l’unico responsabile del fallimento del governo Conte, il vicesindaco di Como e deputato leghistaAlessandra Locatellie l’onorevoleEugenio Zoffili, che è anche consigliere comunale a Erba.Zoffili nel giro di poche ore passa dalle parole ai fatti. «Alle 19 di oggi (ieri, ndr) ho fatto mettere a verbale in conferenza capigruppo a Erba – spiega il parlamentare – la richiesta di rimuovere dal Municipio la foto del Presidente della Repubblica».Consapevole poi delle reazioni che la proposta ha suscitato tra gli esponenti del Partito Democratico, Zoffili liquida la polemica con una battuta.«Mi pare che la risposta più forte al Pd sia già arrivata con il voto dello scorso 4 marzo», conclude. Zoffili si rivolge poi agli amministratori della sua Circoscrizione elettorale: «Invito tutti i sindaci delle province di Como, Lecco, Sondrio e parte della provincia di Bergamo a togliere la foto di Mattarella».La proposta di Grimoldi, come anticipato, è stata subito condivisa anche dall’onorevole Alessandra Locatelli, vicesindaco di Como, non senza qualche imbarazzo da parte del primo cittadino,Mario Landriscina, espressione di una lista civica sostenuta dal centrodestra.Nel corso di una conferenza stampa in programma ieri a Palazzo Cernezzi, l’onorevole Locatelli ha preferito non commentare. Mentre il sindaco, alla domanda se avesse già tolto – o avesse intenzione di farlo – la foto del Presidente dal suo ufficio, ha risposto con il più secco dei «no».Non la pensa così invece il sindaco di Cantù, la seconda città della provincia,Edgardo Arosio.«Una fotografia si può anche girare – dice Arosio – E lo farò, da leghista e da cittadino italiano che vuole il cambiamento».Il sindaco della Città del Mobile ammorbidisce poi un po’ la sua posizione.«Da sindaco rispetto da sempre i ruoli istituzionali – afferma – Fa parte delle nostre prerogative. Però penso anche ai cittadini, al desiderio di cambiamento dopo dieci anni di disastri centrali. Con il voto gli italiani si sono espressi per un governo cambiamento. Non posso che rammaricarmi per quanto è poi accaduto».«Si è trattato di una scelta a livello politico – prosegue il sindaco di Cantù – Si è negato ai Comuni di avere un rapporto diverso verso gli organi centrali. Un governo amico per un sindaco non è soltanto un luogo per presentare la questua, ma per dialogare e cercare di migliorare gi equilibri di bilancio dopo 10 anni di incredibili sacrifici, pagati sulla pelle dai cittadini».La reazione del Pd sul tema non si è fatta attendere, a ogni livello istituzionale. Il primo ad attaccare la proposta leghista è il segretario provinciale e consigliere regionale,Angelo Orsenigo.«Assistiamo con profondo sgomento alle reazioni della politica lariana in salsa leghista di fronte alla crisi istituzionale in corso», scrive Orsenigo. Il consigliere parla poi di «puerilità dello scontro politico» e di «censura», «già sperimentata in tempi lontani». Per chiudere con un invito alla serietà e al rispetto delle istituzioni.Dello stesso tenore le parole della parlamentareChiara Braga. «Basta pagliacciate. Per tre mesi Lega e M5Stelle hanno promesso il governo del cambiamento ma in realtà si sono dimostrati per quello che sono: incapaci e irresponsabili. Né Salvini né Di Maio volevano davvero prendersi l’onere di governare: fin dall’inizio erano pronti a far saltare il banco, per tornare a votare il prima possibile, mettendo a repentaglio i risparmi di milioni di cittadini e la tenuta delle nostre imprese». La deputata comasca spiega poi come la Lega avrebbe potuto presentare all’Economia il vicesegretario nazionale Giancarlo Giorgetti. «Sono certa che i sindaci di Como e Erba e di tutti i Comuni comaschi garantiranno la dignità della nostra Repubblica. Zoffili e Locatelli – prosegue Chiara Braga – si vergognino».E infine è il gruppo consiliare del Pd a Palazzo Cernezzi all’attacco del vicesindaco Alessandra Locatelli.Stefano Fanetti, Patrizia Lissi eGabriele Guariscopresentano una “preliminare”.«Quello del vicesindaco è un gesto vile e inqualificabile», commentano i tre esponenti Pd. «La figura del Presidente della Repubblica, garante super partes, deve restare al riparo dagli attacchi e dalle polemiche politiche», aggiungeTommaso Legnani,segretario cittadino.Paolo Annoni

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