«Lo sci non è sport di contatto e si pratica all’aria aperta, non è impossibile applicare protocolli anche rigidi sul distanziamento. Anche la mascherina in montagna è qualcosa che scalda. Siamo una disciplina che si è sempre adeguata alle norme di sicurezza con grande serietà, penso all’utilizzo del casco, ad esempio».Elena Mascetti, comasca, osteopata, è da anni anche maestra di sci, attività che svolge come libera professionista.
«Siamo tutti in stand-by – spiega – Le linee guida proposte devono essere accettate dal governo. Abbiamo sciato allo Stelvio la scorsa estate e a Cervinia, già con regole molto rigide. Per molte località non sarà difficile applicare i protocolli, certo le funivie da 50 persone dovranno ridurre i numeri. Si dovranno tenere le distanze in coda. Cancellare il turismo invernale sarebbe invece davvero un disastro economico per interi paesi e tante situazioni di montagna che vivono grazie allo sci» conclude.Sono in attesa anche i tanti sci club del territorio, come spiega Daniele Bianchi, presidente dello Sci Club Sormano, associazione nata quasi cent’anni fa e riconosciuta dalla Federsci dal 1951.
«L’incertezza con cui siamo abituati a fare i conti di solito è la presenza delle neve – spiega – Per quello che riguarda l’emergenza sanitari da Covid, preferiamo lasciar lavorare chi è sicuramente più competente di noi» conclude il presidente.
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