diGIORGIO CIVATI
Iniziativa di ComoNextC’è il lago là fuori: un patrimonio naturalistico e ambientale, un’opportunità pressoché unica dal punto di vista turistico. C’è il lago, eppure troppo spesso ci comportiamo come se non lo sapessimo, o quasi.Lo ignoriamo, forse perché avere qualcosa sotto gli occhi tutti i giorni ne sminuisce il valore, ne appanna la bellezza: costruiamo attorno, al lago, in maniera non sempre accorta, lo inquiniamo, non ne sfruttiamo appieno nemmeno le potenzialità economiche.Acqua significa
nautica quasi ovunque, ma a Como meno che altrove. Molto meno. Il presente in fatto di nautica è infatti desolante: pochissime infrastrutture e scarsa attenzione ai diportisti sono la norma.Sopravvivono ancora parecchi cantieri, ma c’è da chiedersi come facciano. E pensare che questa era la terra dei maestri d’ascia, artigiani bravissimi a modellare il legno e a farlo diventare scafo, chiglia. Era anche la terra dei maghi del motore, gente capace di scivolare sull’acqua come fosse asfalto. Gli Abbate o i Molinari, i Colombo e ancora i Lillia, i Mostes, i Cadenazzi e tanti altri, persino quel Riva poi emigrato sul lago d’Iseo: nomi, famiglie, aziende, pezzi pregiatissimi di storia della motonautica nati proprio sul Lario.Oggi, invece, la situazione è desolante. Qualche big sul nostro lago è rimasto, ma quella che era una tradizione oltre che una grande opportunità per il territorio ha perso smalto. Che dire se lo stabilimento principale dei cantieri Bruno Abbate è ad Arbatax, in Sardegna? Vero, discendere la statale Regina con uno scafo da 60 piedi non è cosa facile.Altrettanto vero è che alaggi, scivoli e gru per la messa in acqua delle barche ce ne sono davvero pochi, nessuno oltre una certa portata.Però mancano anche, banalmente, i distributori di benzina affacciati sul lago, i pontili, gli ormeggi pubblici dove andare a mangiare un gelato per poi tornare a godersi il lago dal lago.Già, perché la nautica non sempre è solo per ricchi, specie sul lago di Como. Spesso la barca costa come uno scooter. Gli scafi da sogno ovviamente percorrono altre rotte, marinare e non lacustri. È insomma una nautica di acqua dolce la nostra, ma non per questo meno nobile, meno bella. E il fatto che se ne sia discusso, ieri, grazie a ComoNext è un buon segno: che là fuori ci sia un lago lo si ricomincia a sapere, c’è voglia di mettersi insieme – “fare rete”, si diceva ieri – per competere, per migliorarsi e migliorare. Magari cominciando dai servizi più elementari: pompe di benzina, porticcioli, pontili e attracchi.Davide Van De Sfroos, uno che di lago se ne intende, canta un Lario raramente sopra le righe; anche la nostra nautica non può che essere così.Non mettiamoci in mente di competere con Portofino o con la Sardegna, siamo diversi qui sul lago. Messi peggio, ed è un vero peccato perchè potremmo diventare anche meglio
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