La pensione non mi bastava mai: poi ho scoperto che potevo gonfiarla | Ecco in che modo ho convinto l’INPS
INPS, come ottenere più soldi - corrieredicomo.it
Per anni una pensione discreta sembrava immobile, poi una semplice domanda all’INPS ha trasformato un assegno magro in qualcosa di più.
Per chi vive di pensione la sensazione è sempre la stessa: le spese corrono, i prezzi aumentano, mentre l’accredito mensile resta praticamente identico.
Si aspetta la famosa rivalutazione legata all’inflazione e si scopre che si tratta spesso di pochi euro, incapaci di cambiare davvero i conti a fine mese. È facile convincersi che non ci sia alcun margine per ottenere un importo più alto rispetto a quello fissato all’inizio.
Eppure, come ricorda anche InvestireOggi, il sistema previdenziale nasconde spazi che molti non sfruttano semplicemente perché nessuno glieli ha spiegati. Ci sono casi in cui il pensionato ha versato contributi in più gestioni, oppure ha continuato a lavorare dopo il primo assegno, senza sapere che quelle somme non sono perse. Dietro una pensione “ferma” possono nascondersi diritti mai richiesti, che l’INPS riconosce solo a chi presenta la domanda giusta.
La domanda che valorizza i contributi “dimenticati”: la pensione supplementare
Il primo strumento indicato da InvestireOggi è la pensione supplementare. È pensata per chi percepisce già una pensione da una gestione principale ma, nel corso della vita lavorativa, ha versato contributi anche in un altro fondo (per esempio il Fondo Lavoratori Dipendenti, l’ex Inpdap o altre gestioni), senza però aver raggiunto lì i requisiti per una pensione autonoma. Invece di restare inutilizzati, questi versamenti possono essere “accesi” con una domanda specifica all’INPS, aggiungendo una quota extra all’importo mensile.
La logica è semplice: la pensione supplementare trasforma quei contributi “sparsi” in una prestazione economica aggiuntiva. Il calcolo segue regole diverse a seconda dei periodi: se i versamenti sono tutti prima del 1996 si applica il metodo retributivo, se coprono sia prima sia dopo quella data si usa un sistema misto, mentre per i soli anni successivi si passa al contributivo puro. In ogni caso, si tratta di soldi che il pensionato ha già versato e che, senza questa richiesta, resterebbero solo numeri in un estratto conto, senza incidere sulla rata mensile.

Il supplemento di pensione per chi ha continuato a lavorare dopo l’assegno
Accanto alla pensione supplementare c’è poi il supplemento di pensione, pensato per chi ha proseguito l’attività dopo il pensionamento. Se, una volta andato in pensione, il lavoratore ha continuato a versare contributi nella stessa gestione (ad esempio con un nuovo impiego, un part-time, collaborazioni), può chiedere all’INPS che quei periodi vengano aggiunti al montante e che l’assegno venga ricalcolato al rialzo. Anche qui il calcolo segue criteri diversi in base alle date, ma l’obiettivo è identico: trasformare contributi successivi in pensione in più.
In pratica “convincere l’INPS” non significa fare pressioni, ma presentare le domande corrette: verifica dell’estratto conto contributivo, controllo di eventuali versamenti in altre gestioni, valutazione di contributi pagati dopo il pensionamento e richiesta formale di pensione supplementare o di supplemento quando spettano. Chi resta fermo si accontenta della sola rivalutazione annuale; chi conosce queste regole può invece far crescere il proprio assegno in modo strutturale, sfruttando fino in fondo tutto ciò che ha versato in una vita di lavoro.
