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La provocazione di Addesso sulle gare «inquinate» scuote partiti e gruppi politici. La politica “risponde” alle domande del pm

Il «paradosso» di Como, denunciato martedì in conferenza stampa dal pm Pasquale Addesso, scuote la politica cittadina. Si è chiesto il magistrato, provocatoriamente: «Possibile che non si riesca a celebrare una gara che garantisca la parità tra i soggetti e non sia inquinata da prestanome?».Una domanda che chiama in causa (e forse mette in imbarazzo) sia i governanti di oggi sia quelli di ieri.«Il problema delle gare è tra i più delicati dell’attività amministrativa – dice Bruno Magatti, capogruppo di Civitas a Palazzo Cernezzi e assessore nella giunta di centrosinistra tra il 2012 e il 2017 – motivo per cui noi abbiamo tentato di costituire un ufficio gare con personale specializzato. Purtroppo, ed è un dato di fatto, la gestione di questo elemento cruciale è sicuramente inceppato».Secondo Magatti, uno degli elementi che contribuisce ad accrescere il problema è «la prevalenza dell’offerta economica. Cosa che – dice – in alcuni casi rischia paradossalmente di fare una selezione negativa, soprattutto in un territorio come il nostro, oggi pesantemente infiltrato dalla malavita organizzata».Il capogruppo di Forza Italia in Comune a Como, Enrico Cenetiempo, concorda con le parole di Addesso. «Sembra che sia così, tutti i bandi finiscono in una marea di ricorsi. È un fatto. Per questo, credo, servirebbero più attenzione e maggiori controlli. Gli uffici vanno potenziati, rafforzati con personale competente».Maggiori controlli, rimarca il consigliere azzurro, «a partire dalla stesura dei bandi, in modo da limitare l’ammissibilità delle offerte soltanto alle imprese serie».L’ex vicesindaco di Como ed ex ministro della Famiglia, Alessandra Locatelli, dice di «condividere la rabbia e il nervosismo del magistrato» ma sottolinea come «sul nostro territorio vi siano anche persone e cooperative che lavorano bene. La presenza di corruzione e illegalità non deve offuscare la parte sana della società».Locatelli non rinuncia a una polemica verso chi ha voluto, «a Como, una commissione sicurezza del tutto inutile. Serviva invece una commissione sulla legalità che avrebbe potuto studiare procedure e protocolli interni e magari guardare con maggiore attenzione a ciò che accade fuori. Non ero la sola a dirlo – aggiunge – avevo anche istituito un tavolo della legalità con il quale abbiamo dato un segnale».Chiamato in causa, il presidente della commissione sicurezza Vittorio Nessi si limita però a una considerazione più di carattere generale. «Quanto affermato da Addesso – dice – fa riflettere. Il pericolo di infiltrazioni malavitose è sempre presente. Per questo auspichiamo che il Comune sia sempre vigile e garante di trasparenza e legalità.Parla invece di «troppe stranezze» Alessandro Rapinese, capogruppo della lista omonima. «Sono le stesse stranezze – dice – che mi hanno spinto a depositare 19 emendamenti sull’ultima delibera per la concessione del suolo pubblico. Il tessuto sociale comasco è sano, il vero problema sono le amministrazioni che si impegnano poco sul tema della trasparenza. Purtroppo, opacità chiama opacità».

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