Gli industriali lariani(en.co.) «Il tessile comasco non risente della concorrenza della Cina». Così l’imprenditore Alessandro Tessuto rassicura gli operatori del settore serico. «È inevitabile constatare quanto il mondo sia cambiato – dice – Basta fare un giro in via Milano Alta per rendersene conto. La realtà si è aperta in modo incredibile». Per questo motivo, secondo Tessuto, bisogna essere aperti a nuovi mercati, ma senza paura.
«La Cina è importantissima nel nostro settore – dice l’imprenditore – È da lì che arriva la balla di seta, sono i principali fornitori della materia prima, ma il prodotto è nostro».
Ancora una volta, quindi, è il prodotto finale a fare la differenza. «Quello che riceviamo è grezzo – afferma Tessuto – e spetta a noi trasformarlo in qualcosa di unico, che sia prezioso per i clienti. Certo, nel mondo esistono prodotti preconfezionati fabbricati in Cina ma sono di scarsa qualità».E, anche in questo caso, bisognerebbe prestare attenzione alla loro realizzazione. «Non sappiamo quali siano i processi di produzione – aggiunge Tessuto – ma le sostanze utilizzate spesso sono chimiche e nocive per la pelle. Non tutti possono permettersi il made in Italy, ma siamo sicuri che il nostro lavoro sia una garanzia nonostante i prezzi siano maggiori».Dello stesso avviso Ambrogio Taborelli, già presidente di Confindustria Como. «Quella cinese non è una concorrenza ai nostri livelli – sostiene – lo è sul mercato ma non per quanto riguarda i prodotti». Concorrenza che, peraltro, sembrerebbe basata su regole piuttosto labili. «Se qui dovesse ripresentarsi la stessa situazione di Prato – dice Ambrogio Taborelli – sarebbe una vera e propria corsa al massacro. La nostra fortuna è di essere, da sempre, un punto fermo del settore tessile. I nostri prodotti sono migliori sia per qualità sia per la manifattura».
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