«Il sistema corruttivo era stabile», «destinato a durare nel tempo» e tale da «operare con modalità professionali e artificiose evidentemente concordate» volta all’alterare e falsificare i verbali degli esami. Una attività che non poteva «essere frutto di una estemporanea forma di benevolenza dell’imputato nei confronti degli amministratori delle autoscuole favorite», bensì doveva essere stata «previamente concordata con la stipula di un patto corruttivo» e di uno «scambio prezzolato di favori». Con queste parole il giudice dell’udienza preliminare, Laura De Gregorio, ha motivato la condanna in Abbreviato a 6 anni e 8 mesi (più di quanto chiesto dal pm Massimo Astori, che si era fermato a 6 anni) nell’ambito della prima parte della maxi inchiesta della Procura di Como e della polizia stradale sulle patenti ottenute con il trucco. La sentenza si riferisce ai capi di imputazione che avevano riguardato l’aiuto dato dal funzionario della Motorizzazione di Como Antonio Pisoni, 62 anni, a due autoscuole della provincia (la “Catelli” e la “Luigi”) nel favorire candidati alle sessioni d’esame Adr, ovvero quelle che rilasciavano il titolo abilitativo per il trasporto internazionale di merci pericolose su strada.Secondo l’accusa il funzionario falsificava le schede inserendo risposte corrette che i candidati lasciavano appositamente in bianco. Nelle motivazioni si specifica come «tale sistema illecito, vantaggioso per gli autotrasportatori e per i gestori delle autoscuole», non poteva non portare benefici anche all’imputato «dai cui dipendeva l’effettiva riuscita del piano criminoso».
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