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La Sindone nell’arte

VERSO L’OSTENSIONE Nella Biblioteca di Como il 20 aprile incontro sul sacro lino custodito nella cappella del GuariniLa Sindone e il volto di Cristo nell’arte sarà il tema affrontato, nel prossimo incontro pubblico del 20 aprile nella Biblioteca di piazzetta Lucati 1 a Como (ore 20.45), da don Andrea Straffi, responsabile dell’Ufficio Inventariazione Beni Culturali della Diocesi di Como, nell’ambito di una serata promossa in collaborazione con il Centro Culturale Paolo VI e il Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale.Il lenzuolo di lino, custodito nella cappella elevata dall’architetto Guarini

dietro l’abside del Duomo di Torino, sul quale sono visibili le impronte, che riproducono l’immagine frontale e dorsale di un uomo morto per crocifissione, con un’evidente analogia con la descrizione evangelica della morte di Gesù, sarà l’oggetto storico-artistico dell’incontro.Don Andrea accompagnerà il pubblico in un percorso iconografico, teso ad analizzare il volto di Cristo nell’arte. Non si tratterà di una selezione di visi, però, in quanto, come spiega lo stesso relatore, sono troppi.«Il volto di Gesù – sottolinea il sacerdote – è il fondamento dell’arte occidentale, è il più rappresentato, per questo prenderò in considerazione solo i volti storicamente legati alla Sindone. Ne esistono su miniature, monete dell’epoca di Giustiniano II, tessuti medievali, tavole dipinte e icone. Tra queste ve n’è una del VI secolo del monastero di Santa Caterina sul Monte Sinai, che sembra coincidere con il volto di Cristo».A partire dal VI secolo, infatti, l’arte cristiana ha iniziato a rappresentare il volto di Gesù, seguendo uno schema costante, con numerose analogie con l’immagine sindonica, tra le quali la raffigurazione di barba e capelli lunghi, divisi alla sommità del capo, talvolta completati da un ricciolo lasciato libero in mezzo alla fronte.Ma se l’arte non dovesse bastare a fissare un nesso tra il sacro lenzuolo e Gesù, entrano in campo anche i criminologi, che, come sottolinea don Andrea, «hanno stabilito 200 punti di contatto tra il volto di Gesù e quello della Sindone. Le indagini della polizia criminale, condotte insieme a numismatici, che hanno analizzato il modo in cui la faccia di Cristo veniva stampata sulle monete dell’VIII secolo nell’Impero Romano d’Oriente, dove la Sindone era passata, hanno inoltre permesso di andare più indietro nel tempo, rispetto alla datazione fornita con il carbonio 14». Se, infatti, la rappresentazione del volto di Gesù inizia a diffondersi nei primi secoli della Chiesa dal V al VI secolo, quando il telo compare a Edessa (ora Urfa), in Turchia, i risultati ottenuti nel 1998 con il radiocarbonio hanno assegnato al tessuto, invece, una datazione compresa tra il 1260 ed il 1390, suscitando vivaci polemiche e un ampio dibattito tra gli studiosi, tuttora aperto.

Cristina Fontana

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