Nemmeno i proverbi della tradizione avranno più un senso in questo fine anno da incubo. Il celeberrimo «Natale con i tuoi», cui di solito fa da contraltare la «Pasqua con chi vuoi», non varrà. Non nel disgraziato 2020, che la pandemia ha trasfigurato in ogni suo passaggio e che tutti, a questo punto, non vedono l’ora di mettersi alle spalle il più in fretta possibile.Con il decreto firmato mercoledì sera dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il governo nazionale ha deciso di blindare, letteralmente, sia il Natale sia il Capodanno, giorni in cui bisognerà restare dentro i confini del proprio comune.E dal 21 dicembre al 6 gennaio vigerà il blocco degli spostamenti tra le regioni e il divieto di raggiungere le seconde case.Una stretta quasi assoluta, che ha fatto esplodere l’ennesima polemica tra Roma e Milano. Il presidente del consiglio regionale della Lombardia, Alessandro Fermi, ha commentato ironicamente sulla sua pagina Facebook: «Abbiamo scoperto che, a Natale, i familiari che vivono in comuni differenti sono più contagiosi di quelli che dimorano nello stesso». E a corredo delle sue parole, Fermi ha pubblicato l’immagine di una tavolata la cui didascalia non lascia dubbi: «Natale 2020 solo in cartolina».Molto polemico è stato anche il presidente della Regione, Attilio Fontana: «Leggere un decreto a sorpresa che impedirà, il 25 e 26 dicembre e il 1° gennaio, lo spostamento dei cittadini tra comuni della stessa regione anche solo per andare a visitare genitori e figli, mentre si discute di un Dpcm che non ha recepito nessuna delle indicazioni offerte dalle Regioni, è un fatto “lunare”, in perfetta contraddizione con le dichiarazioni sulla leale collaborazione fra Stato e Regioni – ha scritto in una nota Fontana – Bene ha fatto la conferenza delle Regioni ad assumere una posizione di forte critica verso contenuti e metodo imposti dal governo con un decreto legge notturno che impedisce di dare alcun parere su un Dpcm contraddittorio e non modificabile».Proteste sono giunte pure dall’assessore regionale alla Montagna, Massimo Sertori, a proposito del divieto di sciare. «Abbiamo fatto protocolli molto restrittivi per quanto riguarda l’utilizzo degli impianti di risalita, perché prima di tutto viene la salute – ha detto Sertori ai microfoni di Etv – e nonostante questo, prima ancora di valutare i protocolli, il premier ha detto che comunque gli impianti non si aprivano».
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