«Due anni fa qui davanti era impossibile camminare. La coda alla cassa era lunghissima». Parole amare di un esercente che ha la sua attività d’asporto sul lungolago. Como e il suo lago, uno dei posti turistici più famosi al mondo, ieri erano semivuoti. Scene che fanno da contrasto a quelle citate inizialmente, quando nei giorni festivi – come Pasquetta, appunto, ma anche Ferragosto o il 1° maggio – la città e il lago venivano pacificamente presa d’assalto dai turisti di tutto il mondo, con ore di coda in auto, difficoltà a trovare parcheggio, anche negli autosili più costosi (che ieri erano praticamente inutilizzati), ore per rientrare alla sera sulla Statale Regina e folla per prendere la funicolare o i battelli della Navigazione. Niente di tutto ciò, in questo periodo caratterizzato dall’emergenza sanitaria.Sarebbe tuttavia sbagliato affermare che ieri non c’era in giro nessuno. Non mancava chi ha comunque fatto una passeggiata e qualche esercente che ha optato per l’apertura, una scelta che è stata premiata. Si è notato un buon numero di rider, sulle loro biciclette, pronti per le consegne a domicilio per conto dei locali operativi. Certo, non si può parlare di grandi affari, ma chi ha offerto l’asporto ha comunque lavorato. Distanziamento e uso delle mascherine sono stati sostanzialmente rispettati: nel caso non mancavano, nelle vie del centro, i militari dell’esercito, le forze dell’ordine e anche gli esponenti dell’Associazione italiana carabinieri, militari dell’Arma in congedo che hanno dato il loro supporto per tenere la situazione monitorata. Tra i luoghi preferiti da chi si è concesso un giro – soprattutto le famiglie – la zona dei giardini a lago, con la spiaggia che per la siccità si è creata al Tempio Voltiano (di cui parliamo in maniera più ampia a pagina 7).I battelli erano operativi, anche se le corse che sono partite avevano pochissima gente a bordo, una immagine che stride con quelle del passato, con i turisti che per prendere un biglietto a volte erano in fila fino al termine della cosiddetta “passeggiata Zambrotta”.Sembra un secolo fa, invece si parla del 2019. E la speranza di tutti – sembra un paradosso, ma è così – è di poter tornare a fare quelle code che all’epoca facevano irritare.
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