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La vendita dell’ex orfanotrofio di via Grossi e quei 10 milioni a bilancio di anno in anno

Un bene pubblico da alienare per una decina di milioni di euro (9 milioni 702mila all’ultima valutazione) che viene messo di anno in anno nel bilancio di Palazzo Cernezzi.L’ex orfanotrofio, tra via Tommaso Grossi e via Dante, compare nell’elenco dei beni da alienare anche per il 2021 (triennio 2020-2022). Anzi, si tratta dell’unica voce presente nella delibera approvata anche dal consiglio comunale per l’anno prossimo. Potrà essere, il prossimo, l’anno buono per un’area così importante del centro città? Nessuno si sbilancia, anche perché, come ricorda l’assessore al Patrimonio, Francesco Pettignano, quella dell’ex orfanotrofio, poi scuola Baden Powell, «è una pesante eredità delle amministrazioni del millennio precedente». I tentativi di mettere all’asta il compendio cittadino sono andati tutti deserti.«Eppure anche all’inizio dello scorso anno – ricorda il sindaco, Mario Landriscina – si erano fatti avanti alcuni gruppi, sia italiani sia internazionali. Il bene naturalmente è vincolato, quindi le tutele alla fine scoraggiano gli investitori. D’altra parte si tratta della legge del mercato. Il valore vicino ai 10 milioni di euro è appetibile, secondo le stime fatte. C’è forse chi è in attesa ancora, pensando a un calo di prezzo per fare un affare. L’amministrazione non può avviare naturalmente alcuna trattativa».Landriscina ricorda poi la peculiarità dell’ex orfanotrofio, la sua posizione e quello che ha rappresentato per Como e per tanti bambini senza famiglia, oggi diventati nonni.«Si tratta di una cubatura importante» ribadisce il sindaco, che potrebbe essere utilizzata sia per lo sviluppo residenziale, sia turistico-alberghiero, sia per i servizi. Certo, non si potrà mai realizzare lì in via Grossi un supermercato.«Abbiamo delle importanti scuole del territorio che hanno necessità di spazi, la stessa Università – dice il sindaco – Si parla però di un investimento importante, che il pubblico difficilmente potrebbe affrontare, anche per via degli oneri della gestione futura».Le aree da riqualificare non mancano certo a Como.«Si può fare lo stesso ragionamento per il Teatro Politeama o il San Martino – dice sempre il sindaco – Un imprenditore per investire deve però vedere un business. Nella stasi del mercato anche la città appare ferma. Speriamo che la tendenza cambi per il futuro» conclude.

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