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Laboratori musicali

Proposte e dibattiti L’Università popolare varata dal direttore d’orchestra Bruno Dal Bon fa scuola anche a ParmaPer chiunque abbia a cuore i destini della musica, confrontarsi con Bruno Dal Bon è sempre una bella esperienza. Un po’ come per un appassionato di calcio aver potuto parlare con Gianni Brera.La materia la conosce così bene che anche Parma, città della musica per eccellenza, attraverso l’Università popolare d’opera – esperienza didattica che si ispira ai principi dell’“Université Populaire” di Caen, fondata nel 2002 dal filosofo francese Michel Onfray – le sue lezioni sono molto seguite.

«Parma – afferma il maestro comasco Dal Bon – ha una tradizione molto importante da difendere e l’esperienza dell’università popolare sta andando molto bene. Con il comune il rapporto è ottimo e quest’ultimo nostro laboratorio sul futuro del pubblico dell’opera è stato ben sostenuto. Da sempre Parma investe molto per il Teatro Regio e per la sua stagione lirica. Stiamo parlando di oltre 3 milioni di euro».

Cifre importanti, che in passato hanno creato anche qualche problema ai bilanci, ma certamente impensabili a Como. Se è pur vero che il Teatro Regio di Parma è di proprietà del Comune, mentre il Sociale è una struttura privata gestita dalla Società dei Palchettisti, resta un dato di fatto che a Como, in tema di musica, gli investimenti siano stati negli anni molto esigui e certamente sempre privi di un chiaro indirizzo politico: «Mi batto da tempo – continua Dal Bon – perché il Comune di Como faccia sua l’idea di uno spazio pubblico dedicato alla musica e alle sue ragioni, mai prese troppo sul serio. È ora di muoversi su un piano diverso, che vada oltre il grande lavoro che già fanno il Conservatorio e il Teatro Sociale. Como è una città ricca di storia che deve sviluppare quindi un proprio modello possibile per sostenere la musica».Prendiamo, ad esempio, il caso del Politeama. «Non basta conservare le sue mura – dice il maestro – quel luogo svuotato del suo contenuto non ha più senso. Ma non si può affrontare seriamente un problema come questo senza prima riprendere in mano una visione complessiva delle attività culturali all’interno di una comunità. Occorre aprirsi al confronto, capire il cuore dei problemi e le loro dinamiche. È ora di pensare meno ai musei, alle cose da conservare, e di tornare a riscoprire gli spazi vitali, quelli in cui nascono nuove idee e si sviluppano nuove energie culturali».Intanto, giovedì 3 aprile, alle 20.30, sul nobile palco di piazza Verdi, Bruno Dal Bon dirigerà Il Corsaro: «È uno dei progetti più importanti del Conservatorio di Como. Un’opera di Verdi complessa e poco conosciuta che verrà interamente rappresentata, in forma di concerto, per la prima volta a Como. Questa esperienza, nata dal lungo lavoro di collaborazione tra le classi, ci permette di colmare una grossa lacuna». Tra coro, orchestra e solisti saranno in scena oltre 100 allievi.«Lavorare con loro – conclude Dal Bon – è più difficile che dirigere musicisti professionisti. Ma alla fine le soddisfazioni sono ancora più grandi».

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