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L’addio senza troppi veleni di Ada Mantovani. «Ma il confronto con Rapinese è stato difficile»

«Nessuna strategia politica, soltanto una scelta figlia di convinzioni e idee non negoziabili».Il giorno dopo l’addio alla Lista Rapinese, Ada Mantovani torna sulla sua decisione in modo sereno e pacato, senza nascondere la «sofferenza» per quel gesto «deciso soltanto negli ultimi giorni. Sto male, è inutile negarlo. Il nostro percorso era fatto di condivisioni, progetti, e di un rapporto personale molto forte. Eravamo noi, non il classico partito con gruppi e correnti. Noi con la nostra vita, le nostre passioni, i nostri dubbi».Lo strappo è stato perciò davvero lacerante. Anche se, in parte almeno, annunciato.«Nel recente passato, e qualcuno se n’è accordo, ci siamo mossi su delibere e mozioni con posizioni diverse. Sempre parlandone prima, ma con approdi differenti. Io stessa avevo già votato a favore di una mozione di Svolta Civica sullo stesso tema (la costruzione di un dormitorio pubblico, ndr) e sulla questione dei lavori socialmente utili».Un dissenso che alla fine non è stato più sostenibile. «Da parte di Alessandro Rapinese c’è stata una riflessione pragmatica – dice Mantovani – mi ha detto di non poter portare avanti un indirizzo amministrativo avendo in lista chi la pensa e vota in modo diverso. Il suo ragionamento è stato: se dovessimo governare la città, come ci comporteremmo?». Difficile quindi, ammette Ada Mantovani, «andare avanti a condividere un progetto».Il confronto, confessa la consigliera oggi approdata nel gruppo misto, «è stato comunque difficile. Non sarebbe giusto dire che mi è stato negato il dissenso, ma la mia posizione è stata valutata in relazione alle prospettive future. Non siamo una coalizione ma una lista, avremmo dovuto trovare una mediazione che però sarebbe stata complicata. E a me non andava di tenere un atteggiamento neutro».Una diversa sensibilità e una visione prospettica evidentemente asimmetrica hanno portato così a una separazione clamorosa. Soprattutto se si tiene conto del ruolo giocato sinora da Ada Mantovani nella Lista Rapinese, compagine dove rappresentava forse l’ala più dialogante e meno irruente (motivo per cui era stata pure premiata con una valanga di preferenze alle elezioni di due anni fa).Adesso che le strade si sono divise, per la consigliera comunale inizia un nuovo cammino. In cui le incognite sono numerose. «Voglio essere chiara – dice Mantovani – non me ne sono andata per una strategia personale perseguita da tempo. Tutto è invece accaduto all’improvviso. Sono uscita dalla lista dopo una discussione durata pochi giorni, Ora voglio seriamente valutare il senso del mio fare politica. Per rispetto di chi mi ha votata ritengo di dover andare avanti, anche se so che mi farà impressione persino sedere da un’altra parte sui banchi del consiglio lunedì prossimo. Non ho sirene che tentano di attirarmi, resto all’opposizione e continuerò a lavorare come sempre, valutando nel merito ogni singola delibera. Voglio solo ringraziare tutti quelli che mi hanno chiamata. Sono quasi commossa per questa manifestazione d’affetto, credo che sia un riconoscimento del lavoro fatto».La reazione di Rapinese«Rispetto la persona e la sua sensibilità – ha detto ieri Alessandro Rapinese commentando l’uscita di Ada Mantovani dalla lista e dal gruppo consiliare – le scelte politiche condizionano l’appartenenza a un gruppo e quando si hanno princìpi ci si può separare».Rapinese si dice molto «dispiaciuto» ma, aggiunge, «alle prossime elezioni mi devo presentare con un progetto coerente. Non voglio vincere, voglio governare. Io non avrei mai detto sì al dormitorio, la città ha bisogno di altri investimenti. Una mediazione sarebbe stata impossibile, perché in casi del genere o ti comporti come un demagogo o tenti di essere un buon amministratore». Anche per Rapinese, quindi, lo strappo era inevitabile. «La politica è popolata da tante persone per bene, e Ada è una di queste. Ha fatto una scelta coerente, che va rispettata».Il commento di Patrizia Maesani«C’è un discorso etico che va oltre l’appartenenza – ha detto ieri Patrizia Maesani, la consigliera comunale che ha rilanciato di recente la proposta di costruire il dormitorio anche attraverso una campagna social molto partecipata – lo dimostrano consigliere comunali che lasciano con dolore i rispettivi gruppi. Questa è Como che discute e si interroga sulla condizione degli esseri umani».

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