Ci sono 800mila euro di fondi europei destinati agli ultimi, ai più poveri del Lario, che potrebbero non arrivare.Questo a causa dei ritardi accumulati dalle istituzioni nel mettere in moto le procedure per giungere alla realizzazione delle diverse attività per cui è stata prevista una copertura economica. L’allarme viene lanciato dalle colonne del Settimanale della Diocesi di Como. I Comuni dell’ambito territoriale lariano, e in particolare il Comune capoluogo, che ne è capofila, rischiano quindi di perdere una cifra vicina agli 800mila euro, proveniente da fondi europei – già stanziati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali – per progetti legati al contrasto alla grave marginalità e all’inclusione sociale dei senza dimora. Si tratta di risorse preziose per sostenere le iniziative già presenti a Como all’interno della rete dei servizi per la grave marginalità – centri diurni, mense, dormitori o l’ambulatorio per senza dimora Santa Lucia – ma anche per potenziare interventi in via di sperimentazione o totalmente nuovi. Iniziative, almeno sulla carta, da realizzare nei tre anni di durata del progetto, ovvero dal 2017 al 2019.I soldi vanno spesi e rendicontati entro la fine del 2019, pena la non concessione dei contributi, ma i ritardi hanno iniziato ad accumularsi, tanto che, ad oggi, il Comune di Como e la segreteria del Piano di zona non avrebbero ancora individuato le realtà che saranno chiamate concretamente ad attuare le iniziative previste dal progetto. Non tutto, però, è perduto. Come riporta “Il Settimanale”, è di pochi giorni fa la notizia di una richiesta di proroga inoltrata al Ministero. La speranza è che si possa trovare una soluzione in extremis per evitare di perdere risorse fondamentali da destinare ai più bisognosi.Ieri sera è arrivata anche la replica del Comune di Como. «Questo progetto è stato approvato dal Ministero a settembre 2017 e i fondi sono stati messi a disposizione a maggio 2018, quasi con un anno di ritardo – spiega il vicesindaco di Como e parlamentare leghista, Alessandra Locatelli – Si è quindi perso molto tempo sin dall’inizio, anche perché le procedure non sono snelle. Noi non molliamo e abbiamo chiesto una proroga. Attendiamo una risposta in merito, ma se non dovessero concedercela, provvederemo a ricalibrare il progetto su quello che riusciremo a fare in un anno».
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