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L’alpino comasco tra il fango della Liguria e della Toscana

Era già stato all’AquilaGiovedì scorso, a meno di 48 ore dalla drammatica alluvione che ha devastato Liguria e Toscana, gli alpini comaschi erano già sul posto, pienamente operativi. Quattro le penne nere dell’Associazione del capoluogo che si sono mosse immediatamente, assieme a una colonna composta da una trentina di alpini lombardi, tutti destinati a Rocchetta di Vara, uno dei comuni più colpiti.«Siamo stati tra i primi a raggiungere il paese appena sono stati ripristinati i collegamenti via terra

– racconta Carmelo Polito, 56 anni, da tempo volontario dell’Associazione Alpini di Como – L’acqua non scorreva più, ma lo stato di devastazione era impressionante. Ci siamo fermati inizialmente nella zona di Cavanella di Vara e abbiamo iniziato subito a darci da fare».E “darsi da fare”, in questi giorni, nelle zone colpite significa rimuovere quintali di fango e detriti. «È un lavoro faticoso – ammette Polito – Ovunque ci sono ammassi di fango, detriti, sassi, legni, ma anche macchine e oggetti di ogni genere. È davvero un disastro. Lavoriamo rimuovendo questo materiale, lo carichiamo su appositi camion che poi si occupano dello smaltimento. Ci sono da liberare e pulire le strade e i luoghi pubblici ma anche moltissime abitazioni di privati che hanno i locali invasi dal fango».Gli esperti e i volontari stanno lavorando anche per mettere in sicurezza la zona. «C’è un affluente del torrente Vara completamente ostruito da rami e detriti – spiega il comasco – Abbiamo iniziato a lavorare per liberarlo, per evitare altri problemi. Si tratta di un intervento lungo e complesso che non possiamo terminare. Lo farà la squadra che ci darà il cambio».Già operativo a L’Aquila, dopo il terremoto, Carmelo Polito è alla sua prima missione per un’alluvione. «Non mi era mai capitato di lavorare in un simile contesto – dice – Abbiamo trovato negli abitanti persone squisite, gentili e ospitali nonostante il dramma che le ha colpite. I residenti si sono dati da fare immediatamente e si vede che hanno voglia di ricominciare e di non piangersi addosso. I giovani sono in prima linea e sono instancabili».

Anna Campaniello

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