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L’amore per la vita nelle poesie di Arturo Croci

Nel marzo 2018, dopo tredici anni, sono riuscito a mantenere la promessa che avevo fatto a me stesso in coma: “scrivere un libro” che rendesse onore alla mia vita, alle donne e alle persone che mi hanno amato». A parlare è Arturo Croci, giornalista ed editore specializzato in florovivaismo e giardinaggio, diplomatosi mezzo secolo fa a Minoprio, tra i fondatori, con l’imprenditore tessile comasco Moritz Mantero, di “Orticolario”, la manifestazione dedicata al giardinaggio evoluto a Villa Erba di Cernobbio, e membro del comitato organizzatore della grande fiera “Euroflora” a Nervi presso Genova. Nonché ideatore della “Festa dei nonni” nazionale nel 1997 con Franco Locatelli.Croci, dopo il risveglio dal coma (naturale e poi indotto dal 15 dicembre al 4-9 gennaio 2006), ha lottato per tornare a camminare e a vivere. Il libro che raccoglie la sua testimonianza – e racconta come dopo il coma abbia riscoperto la scrittura e la poesia dopo una vita spesa a scrivere di fiori e piante – si intitola Coma. La vita in un altro tempo, edito da Patricianpress. È uscito anche in inglese e si attende l’edizione spagnola. È una sorta di viaggio dantesco che abbraccia due vite, quella vissuta da Croci in stato di coma, immaginata nella stasi di un sogno fantastico e poi “stenografata” al risveglio a mano sui suoi quaderni, e quella reale.Da sempre appassionato di poesia, ora Croci pubblica un nuovo libro con le illustrazioni immaginifiche e sognanti dell’artista Pier Paderni, dal titolo Per essere, presso un editore di Novara, “Make love not war”, la cui sigla è in sintonia con il motto che l’autore lariano ribadisce quotidianamente: “Viva la vita”.E in effetti questo diario in versi è un vero inno alla vita, alle sue luci e alle sue ombre, alle amarezze e agli entusiasmi, all’amore e alla morte che ne permeano i passi. È un cuore messo a nudo che parla (con versi e rime mai banali, piani, semplici da cogliere quanto profondi da meditare), racconta e torna alle proprie origini biografiche anche grazie alla forza del vernacolo della Valtolla nel Piacentino ma che soprattutto invita – prezioso esempio di questi tempi – a cogliere l’attimo restandovi in equilibrio, a non fermarsi di fronte alle inevitabili avversità ma a lasciarsi portare.

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