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Lavoro, a Como segnali di ripresa ma prevale la bassa specializzazione

Segnali di ripresa, non senza criticità, per il mercato del lavoro. Almeno stando alle rilevazioni dell’indagine Excelsior sulle previsioni di assunzione, svolte mensilmente dalle Camere di Commercio (per le imprese oltre 40 addetti) e da Infocamere tramite l’invio di questionari online e interviste telefoniche.Nel 4° trimestre di quest’anno le imprese delle province di Como e di Lecco hanno previsto di effettuare complessivamente 18.830 nuovi ingressi, di cui 12.970 riferiti a Como e 5.860 a Lecco. Nel trimestre precedente il dato complessivo si era attestato a 17.300, pertanto si registra una crescita di 1.530 unità che corrisponde a una percentuale del +8,8%.Il territorio comasco registra un incremento delle assunzioni previste dalle imprese: +1.550 unità (+13,6%). Entrambe le province lariane mostrano incrementi rispetto al 4° trimestre 2020: a Como si passa da 7.150 a 12.970 assunzioni previste (+5.820 unità: +81,4%).Anche rispetto al 4° trimestre 2019 i dati sono in crescita: a Como +36,1% (pari a 3.440 unità in più).Rispetto al 3° trimestre 2021, tra le province lombarde, solo Lecco evidenzia un leggero calo delle assunzioni previste.Nel 4° trimestre 2021, il 46,8% delle entrate previste dalle imprese lariane (contro il 33,6% del 3° trimestre) si concentra nel comparto industriale: si tratta di 8.820 nuovi contratti, di cui 1.260 riguardano il settore delle costruzioni. L’intero comparto mostra un incremento delle assunzioni del 34,1% rispetto ai tre mesi precedenti (+3.010 unità: Como +40,6% e Lecco +22,7%).Ancor più marcato è l’aumento nei confronti del 4° trimestre 2020: l’area lariana registra una crescita delle assunzioni previste del 131,5%, con +5.010 nuovi ingressi (Como +142,9%, pari a +3.300 unità; Lecco +114,7%, +1.720 persone).Anche rispetto al 4° trimestre 2019, i nuovi posti di lavoro del comparto industriale sono in crescita in provincia di Como.Gli ingressi previsti nel terziario sono 10.000 (ovvero il 53,1% del totale, in deciso calo rispetto al 66,4% del 3° trimestre); in particolare, le nuove assunzioni previste sono 2.120 nel commercio, 1.890 nel turismo e 5.990 negli altri servizi. L’intero comparto mostra una diminuzione delle assunzioni del 14,8% rispetto ai tre mesi precedenti, per 1.480 unità in meno (Como -9,9%). Rispetto al 4° trimestre 2020 il terziario lariano ha evidenziato una crescita di 3.050 assunzioni previste (+43,9%): per Como +2.510 (+51,8%); per Lecco +540 (+25,7%).A Como, la maggioranza dei nuovi ingressi a tempo indeterminato previsti il mese scorso si concentrava nel manifatturiero (40%) e nei servizi alle imprese (29%). Viceversa, mostrano una netta prevalenza di contratti a tempo determinato i settori turismo e costruzioni (rispettivamente l’80% e il 75%). Tra i profili più richiesti figure a media e bassa specializzazione: per Como “operai nelle attività metalmeccaniche ed elettromeccaniche” (400: 8,2%); “cuochi, camerieri e altre professioni dei servizi turistici” (370 persone, pari al 7,6%); “operai delle attività metalmeccaniche richiesti in altri settori” (370 persone, pari al 7,6%); “conduttori dei mezzi di trasporto” (280: 5,8%); “personale non qualificato nei servizi di pulizia e in altri servizi alle imprese” (260: 5,3%).Ieri anche Confindustria Como ha pubblicato significative statistiche economiche: lo scenario generale continua ad evidenziare un miglioramento degli indicatori, sia sul versante domestico sia per l’export. Con una tenuta sul fronte dell’occupazione.Permangono tuttavia serie criticità sulle materie prime che non si limitano all’impennata dei prezzi, ma si manifestano nell’estensione dei tempi di consegna, nella diminuzione delle quantità effettivamente approvvigionate e, in casi più limitati, nel peggioramento della qualità, con un grave impatto sull’attività delle imprese. Per il presidente di Confindustria Como, Aram Manoukian, si tratta di «una situazione migliore delle aspettative che avevamo lo scorso anno, ma è presto per affermare che tutti i problemi siano alle spalle. Ci sono ancora forti elementi di criticità sia settoriali, come per il tessile-abbigliamento, che trasversali, come l’aumento del costo di energia e materie prime, la difficoltà degli approvvigionamenti e il forte stress a cui è sottoposta tutta la catena della logistica a cui si somma il rischio di un’inflazione che potrebbe portare alla spirale degli aumenti dei prezzi incontrollati».

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