Le parole giuste per comprendere. Un tesoro di significati nei saggi di Nicola Gardini

Le parole giuste per comprendere. Un tesoro di significati nei saggi di Nicola Gardini

In questi giorni si assiste al moltiplicarsi degli appelli delle varie autorità sanitarie che chiedono sobrietà e attenzione nella comunicazione di dati e di fatti sulla diffusione del Covid-19. Un’analisi delle parole più usate per descrivere la pandemia, vede il proliferare di termini, similitudini e metafore che fanno riferimento alla guerra. Una semantica bellica non sempre opportuna. Recuperare il significato autentico delle parole attraverso una ricerca storica e linguistica, tanto autorevole scientificamente quanto piacevole da leggere, è Nicola Gardini, docente di Letteratura italiana e comparata all’Università di Oxford e autore di numerosi libri tra cui il best seller Viva il latino. Gardini, attraverso una meticolosa ricerca, fa scoprire un tesoro di significati che continuano a parlarci e a renderci quel che siamo. In Le 10 parole latine che raccontano il nostro mondo (Garzanti) troviamo per esempio, la parola segno. “Ma che cos’è il mondo? – scrive Gardini – Segni, null’altro: indizi di qualcosa che è stato, che sarà, che sta avvenendo… Basta che decidiamo che quella certa cosa evochi più di ciò che rappresenta in sé. Un segno sicuro o no che sia, lontano o no che sappia condurci, è strumento primario di conoscenza. Più segni siamo in grado di individuare, più sapremo capire del mondo. Il rischio di errore certo è altissimo, perché un segno è una cosa ambigua; sta sempre sospeso fra luce e buio, fra ciò che letteralmente indica e ciò che vuole rappresentare. E come dà gioia, la gioia del capire, così dà pena: la pena de fraintendere e del confondere. Quanti abbagli si prendono per un segno malcompreso!”. Come non pensare alle difficoltà in cui tutti ci stiamo imbattendo nell’interpretare i “segni” di un possibile miglioramento? “Il mondo però lo costruiamo anche così – dice Gardini – per tentativi e ipotesi che poi saranno smentiti, e non è una colpa, se siamo mossi dal sincero desiderio di capire».