Ha iniziato molto presto Como a fare i conti con le esondazioni del lago. Il primo “allagamento” della città riportato nei libri di storia risale al 1431, ovvero quando ancora piazza Cavour era un porto (rimase tale fino a 150 anni fa, ovvero al 1869). Lo storico Roberto Rusca cita invece le esondazioni del ’600. All’angolo tra le vie Volta e Raimondi, una lapide ricorda l’arrivo del lago nel 1673. Altre inondazioni avvennero nel ’700 e nell’800, quando si cominciò a pensare a possibili rimedi, ma pure il progetto per utilizzare il Lario come un grande serbatoio d’acqua per irrigare i terreni della pianura e per produrre energia. Era il 1830. Nel secolo scorso arrivò la diga di Olginate, inaugurata nel 1946. Un’opera che permette l’irrigazione di 120mila ettari di terreno e la produzione di elettricità. Ha otto paratie, regolate da un terminale che decide l’altezza degli sbarramenti: quando l’acqua a monte sale troppo di livello, oppure quando a valle occorre maggiore afflusso, le otto paratie vengono sollevate. È gestita dal Consorzio dell’Adda che provvede al suo esercizio.
Dall’ente dipendono i deflussi dell’acqua e, di conseguenza, il livello del lago. Uno studio di Giuliana Malusardi e Ugo Moisello, docenti dell’Università degli Studi di Pavia, Dipartimento di Ingegneria idraulica e ambientale, spiega che la quota a partire dalla quale Como va sott’acqua non è costante nel tempo. Per convenzione ha un valore di 120 cm. sopra lo zero idrometrico. Ma il fenomeno della subsidenza ha un peso determinante.
